Il dilemma dell’investitore è sempre lo stesso. Quale asset finanziario mi conviene di più: le azioni, le obbligazioni o la liquidità? La questione, così come posta, riteniamo sia incorretta. Bisogna infatti introdurre il concetto di rischio-rendimento, e quindi riformularla. Dove mettere i soldi per farli fruttare secondo il mio profilo di rischio-rendimento. E, già così, ci si accorge che si tratta di tutt’altra situazione.
In ogni caso, dovendo trattare un argomento di questa fatta, è bene mantenersi sul generico, quindi vediamo cosa potrebbe essere conveniente, dove potrebbe investire un risparmiatore medio.
Dove investire? Azioni
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Le azioni costituiscono l’asset class più popolare della Borsa. Attenzione: popolare non significa che sia quella in cui si è più investiti. In Italia, infatti, notoria nazione di ex “Bot people”, le obbligazioni sono di gran lunga l’asset preferito dai risparmiatori. Chi investe in azioni, normalmente, ha un profilo rischio-rendimento più ardito di un cassettista obbligazionario, anche se è un investitore cosiddetto “buy-and-hold”, cioè un cassettista azionario. Questo perché la volatilità di un investimento azionario è implicitamente maggiore di quella di uno obbligazionario. In un momento storico critico come questo, poi, investire in azioni è una cosa da fare solo se si è in grado di reggere la volatilità estrema del periodo, che non arrivava a questi livelli dalla Grande Crisi Finanziaria del 2008 e dal crollo di Lehman Brothers.
Al netto di questo, l’investimento azionario è quello che rende di più, sempre tenendo a mente che è più rischioso. Che si investa in una singola azione o in un gruppo di esse, che si usino fondi di investimento o ETF, i rendimenti annualizzati degli ultimi 50 anni del principale mercato mondiale, quello americano, parlano di un 6% annuo dal 1964 ad oggi, che non è affatto poco, anche decurtato dell’inflazione. Perché, nel frattempo, l’interesse composto, l’ottava meraviglia del mondo, farebbe il suo corso. Ma questo è materiale per un’altra volta…
Dove mettere i soldi per farli fruttare: obbligazioni
L’italiano medio, dicevamo, è un “aficionado” dell’obbligazione. Il suo credo principe potrebbe essere riassunto nel popolare detto “pochi, maledetti, e subito”. Il che equivale ad accontentarsi di non molto denaro (il decennale italiano, scelta principale di moltissimi cassettisti obbligazionari, rende oggi l’1,55%), ma che sia certo, in quanto è emesso dallo Stato e da esso garantito. Questo fatto risente di un passato neanche troppo lontano, gli anni ‘80 del secolo scorso, quando le cifre di questi rendimenti erano ben superiori, a doppia cifra, e lo Stato svalutava la lira ogni due per tre, per così dire, per non fallire, facendosi finanziare dai cittadini, a cui però doveva fornire copiosi rendimenti per non fargli mettere i soldi altrove.
In questa particolare situazione finanziaria che stiamo vivendo, le obbligazioni (statali o societare di tipo “Investment Grade”) rappresentano comunque un porto più sicuro e meno rischioso delle azioni (di cui sono il naturale contraltare finanziario). Ovviamente, i rendimenti sono inferiori, e si paga con questo la maggior sicurezza.
L’alternativa: liquidità
Specifichiamo subito che con liquidità non intendiamo il denaro contante che possiamo avere su un conto corrente, che non solo non rende niente, ma costa anche qualcosa all’anno lasciarcelo, ma intendiamo il denaro contate investito su un conto deposito. Detto anche conto di liquidità, quest’ultimo è uno strumento di investimento che si appoggia a un conto corrente tradizionale, e che consente di ottenere, sulle somme depositate in Banca, una rendita. E quanto può rendere un conto deposito? Su una somma vincolata 3 mesi (cioè non toccabile per quel lasso di tempo) di 10.000 €, ad esempio, il rendimento medio è l’1%, ossia 100 euro. E la cosa non cambia se i soldi fossero molti di più, magari 100.000 o 900.000 euro. Cambia qualcosa quanto più ce li lasciamo, i nostri soldi, sul conto deposito, ma molto poco. Al massimo si arriva all’1,10%.
Dove mettere i soldi per farli fruttare, quindi?
Un popolare detto toscano recita: “chi non risica, non rosica” ovverosia, chi non rischia, non ottiene nulla. Nel mondo degli investimenti questo detto equivale ad una legge ineludibile.