Il fallimento della SVB, la Silicon Valley Bank, ha rispolverato vecchi fantasmi nazionali. Nel decennio scorso, infatti, diverse banche del territorio implosero sotto il peso della crisi dei mutui subprime prima e del debito sovrano poi. È naturale, quindi, che in questi giorni il primo pensiero sia andato ai risparmi in banca. Come stanno le cose, cosa c’è da sapere e/o da temere?
A rassicuraci sulle condizioni patrimoniali e finanziarie degli istituti europei, italiani inclusi, ci ha pensato direttamente il Presidente della BCE. Dopo il rialzo dei tassi di interessi dell’altro giorno, Christine Lagarde ha assicurato che SVB non contagerà il sistema bancario europeo. Le banche che lo compongono, ha continuato, sono ben capitalizzate e resilienti ad eventi avversi come questi.
Malgrado ciò c’è ancora chi si pone dubbi e/o interrogativi vari. Tipo, ad esempio, dove mettere al sicuro i propri soldi invece di tenerli sul conto in banca e farli fruttare interessi?
La tutela dei depositi bancari
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L’ordinamento prevede che i depositi bancari siano tutelati da due sistemi di garanzia. Da un lato il FITD, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, dall’altro FGDCC, il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo.
Al primo consorzio aderiscono (è obbligatorio) tutte le banche italiane mentre al secondo quelle di credito cooperativo. Al FITD aderiscono anche le succursali di istituti extracomunitari operanti sul suolo nazionale, tranne non aderiscano a un meccanismo estero equivalente.
L’obiettivo primo del consorzio è quello di garantire i depositanti, ossia i risparmiatori, delle banche che vi aderiscono. In particolare, la soglia di tutela arriva fino a 100mila euro per ogni depositante e per singola banca.
Dove mettere al sicuro i propri soldi invece di tenerli sul conto in banca e farli fruttare interessi?
I manuali di finanza, e prima ancora il buon senso, suggeriscono che non è mai saggio concentrare tutte le uova in un unico paniere. Morale, meglio sempre diversificare per attutire al massimo il potenziale rischio.
Sul mercato le soluzioni non mancano, anche se vanno sempre scelte in base al tempo (del’investimento), gli obiettivi e il profilo di rischio.
Tra le tante e possibili alternative c’è chi, ad esempio, investe i propri risparmi sui prodotti che godono della garanzia dello Stato. Essi si possono dividere in due macro classi, prodotti del risparmio postale da un lato e titoli di Stato dall’altro.
I buoni e libretti postali sono strumenti privi di costi di acquisto, gestione e rimborso finale, tranne gli oneri di natura fiscale. I primi, in particolare, sono ottimi per investire a medio-lungo termine a rischio molto contenuto. Inoltre danno piena facoltà di richiedere il rimborso del capitale in qualsiasi momento, sempre entro i termini di prescrizione. Il libretto, invece, funziona da salvadanaio di risparmio e da modo di vincolare i soldi per pochi mesi e guadagnare sugli interessi.
Spostare i soldi sui titoli di Stato
Anche i bond emessi dal MEF godono della garanzia dello Stato e al momento offrono rendimenti alquanto interessanti. Tuttavia, durante il periodo di maturazione i loro prezzi oscillano in base agli andamenti dei mercati. Per cui è doveroso prestare molta attenzione al riguardo. La loro eventuale vendita anticipata potrebbe dar vita a una perdita o a un guadagno in conto capitale. In termini molto generici, il rischio sale all’aumentare della loro durata residua.
Come si vede, il rischio zero non esiste quasi mai, neanche con il denaro contante. La potenziale soluzione, in definitiva, non può che passare dalla sana ponderazione di più elementi. Ossia solidità finanziaria dell’intermediario, diversificare sempre, mai inseguire prodotti di investimento sconosciuti e/o di cui non si comprendono fino in fondo tutte le dinamiche.