Dove finiscono le tasse che paghiamo e come le utilizza lo Stato

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I contribuenti italiani hanno il triste primato di uno dei sistemi tributari più esosi al mondo. La situazione diventa ancor più indigesta quando paragoniamo i servizi offerti dallo Stato a quelli dei Paesi con analoga pressione fiscale. Le statistiche ci svelano che sopportiamo una pressione fiscale non inferiore a quella dei Paesi scandinavi. I quali, però, vantano uno Stato sociale estremamente efficiente. I cittadini si chiedono spesso dove finiscono le tasse che paghiamo e come le utilizza lo Stato. In questo articolo cercheremo di capire dove vanno i nostri soldi e se è davvero possibile sperare in una futura riduzione delle tasse. In un recente approfondimento, la Redazione ha evidenziato come il Fisco sia particolarmente inflessibile con i piccoli contribuenti. Molto meno, invece, con i grandi evasori.

L’operazione trasparenza dell’Agenzia delle Entrate

Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha recentemente presentato un’iniziativa orientata proprio ad una maggior chiarezza e trasparenza. Presto i contribuenti potranno visualizzare direttamente dalla propria area riservata la destinazione delle tasse che pagano. Una tabella informerà in tempo reale i cittadini sui dati forniti dalla Ragioneria dello Stato. Insomma, ci dirà dove finiscono le tasse che paghiamo e come le utilizza lo Stato. Anticipiamo i dati forniti in sede di presentazione del servizio per iniziare a farci un’idea in materia. Il 21% delle tasse pagate dai cittadini serve per finanziare il sistema pensionistico, mentre il 20% finanzia la spesa sanitaria. L’11% invece consente il corretto funzionamento della pubblica istruzione ed il 9% garantisce il funzionamento della difesa e della pubblica sicurezza. Percentuali inferiori vanno a sostegno del tessuto economico, al sistema infrastrutturale e all’ ambiente, cultura e sport.

Dove finiscono le tasse che paghiamo e come le utilizza lo Stato

Per comprendere meglio dove finiscono le tasse che paghiamo e come le utilizza lo Stato, facciamo un esempio pratico. Un lavoratore dipendente con un reddito annuo di 25.000 euro paga oggi circa 1.500 euro di contributi previdenziali. L’importo medio della sua IRPEF è di circa 8.200 euro. Di questi, 1.600 euro circa vanno alla sanità e 950 all’istruzione. La cura dell’ambiente grava per circa 200 euro e la salvaguardia dai rischi idrogeologici per meno di 100. Quello che molti contribuenti non immaginano nemmeno è che più del 10% della propria IRPEF serva per pagare il costo del debito. Ovvero gli interessi che lo Stato paga periodicamente su BOT e BTP. In altre parole, oltre 800 euro trattenuti dallo stipendio di un impiegato servono per pagare i debiti dello Stato. Impegni contratti negli anni dai Governi che si sono succeduti per motivazioni difficili da ricostruire.

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