Donne in pensione nel 2023, i vantaggi restano ma meno favorevoli 

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Da tanti anni ormai quando si parla di pensione al femminile il riferimento non può essere che ad Opzione donna. La misura che consente l’uscita dal mondo del lavoro delle lavoratrici con diversi anni di anticipo, è tra quelle che più penalizzano chi esce. Ma è anche quella più favorevole per le donne dal punto di vista dell’età di uscita. Talmente favorevole che negli anni sono nati i gruppi e i comitati che pretendono che la misura diventi strutturale e non più sperimentale. Infatti la misura che tutti chiamano Opzione donna effettivamente si chiama regime contributivo sperimentale donna. E dopo ripetute proroghe la nuova scadenza è fissata al 31 dicembre 2022.

Donne in pensione nel 2023, i vantaggi restano ma meno favorevoli

Opzione donna è una misura che ha un vantaggio evidente per quanto riguarda l’età di uscita dal lavoro. Diverso il punto di vista dell’importo della pensione che è nettamente penalizzato da un calcolo contributivo obbligatorio della pensione. E dal momento che si tratta di lavoratrici che necessitano di almeno 35 anni di contributi versati, è evidente che una buona fetta di questi contributi ricadono nel sistema retributivo. In pratica molti anni di contributi che dal favorevole metodo retributivo, verranno trasformati in pensione con il metodo contributivo.

Questo significa un taglio, che secondo i tecnici, può arrivare anche a superare il 30% della pensione teoricamente spettante a 67 anni di età. La misura oggi prevede che possano lasciare il lavoro le lavoratrici dipendenti che hanno compiuto 58 anni di età e 35 anni di contributi entro la fine del 2021. Ma anche le lavoratrici autonome che a parità di carriera hanno compiuto 59 anni di età.

Opzione donna tra 2022 e 2023

Per le donne in pensione nel 2023 potrebbe però andare peggio. La misura ha più di qualche possibilità di essere riconfermata per l’anno venturo. Se ne discute apertamente. Ed è naturale che vengano avanzate più ipotesi che potrebbero finire con l’ok alla proroga della misura, ma non senza correttivi. Potrebbero cambiare infatti i requisiti. Da 58 e 59 anni di età, rispettivamente per dipendenti e autonome, si potrebbe passare a 60 e 61 anni. Resterebbe invariata la soglia contributiva fissata a 35 anni di contributi versati. Per la nuova proroga la data entro cui le lavoratrici dovrebbero completare il doppio requisito passerebbe al 31 dicembre 2022.

Con requisiti completati prima nessun rischio

È evidente il peggioramento dei requisiti rispetto alla misura di oggi, con l’anticipo per le lavoratrici dipendenti che scenderebbe da nove a sette anni quindi (o meglio da 8 a 6 anni se si considera anche la finestra di 12 mesi che la misura prevede per la sua decorrenza). Nessun rischio invece per chi è rimasta comunque al lavoro ma ha completato 35 anni di contributi e 58 o 59 anni di età già quest’anno. Infatti per queste lavoratrici la misura utilizzabile sarà quella attuale e non la nuova dal momento che vige il sistema della cristallizzazione del diritto. Chi ha maturato i requisiti entro la fine del 2021 ha diritto alle regole vecchie, nonostante la misura abbia cambiato requisiti allungando l’età a 60 o 61 anni.

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