Secondo i dati ISTAT degli ultimi anni, tra le principale cause di morte in Italia ci sono alcune malattie molto diffuse. In particolare, la prima causa riguarda le patologie legate all’apparato cardiocircolatorio, poi quelle del sistema respiratorio. Troviamo, andando avanti, le patologie legate al sistema nervoso e ai disturbi psichici. Dunque, i medici in Italia si trovano spesso ad affrontare questo tipo di malattie e a trattarle con gli appositi farmaci.
In questo senso tra i farmaci più diffusi ci sono sicuramente gli antipertensivi. Questo tipo di medicinali serve al controllo della pressione del sangue, che quando troppo alta aumenta molto il rischio cardiovascolare. Gli antipertensivi agiscono sui meccanismi naturali che gestiscono la pressione del sangue. A seconda del meccanismo di azione, abbiamo vari tipi di farmaci antipertensivi. Quelli diuretici, quelli beta-bloccanti, ACE inibitori, antagonisti recettori angiotensina, calcio antagonisti, alfa bloccanti, vasodilatatori. Questi sono i più comuni ma ne esistono anche altri tipi.
Gli effetti avversi più comuni di questi medicinali
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A seconda delle esigenze del paziente e per ridurre le dosi, il medico potrebbe prescrivere combinazioni di queste classi di farmaci. Alcune ricerche dimostrano come tipi diversi di antipertensivi potrebbero essere più efficaci di un solo tipo. Infatti, la riduzione della pressione del sangue con l’utilizzo di una combinazione di farmaci sarebbe cinque volte maggiore rispetto ad una doppia dose di uno stesso medicinale. Dolori muscolari e articolari, nausea e vomito, spossatezza, mal di testa e disturbi del sonno sono alcuni degli effetti collaterali che potrebbero derivare dall’utilizzo di antipertensivi. Essi dipendono anche dalla tipologia di farmaco utilizzata. Potremmo riscontrare anche febbre, torpore, sonnolenza, disfunzioni renali, eruzioni cutanee e crampi muscolari.
Secondo le fonti dell’Istituto Superiore di Sanità, bisogna stare attenti a farmaci molto comuni quali il ramipril che rientra tra gli ACE inibitori. Infatti, questo tipo di farmaci potrebbe aumentare il rischio di ipercaliemia e dunque interferire con la funzione renale. E questo anche in pazienti con reni sani. Secondo gli studi, il 20% dei pazienti che utilizzano ACE inibitori riscontrano tosse. Non solo, ma altri effetti collaterali osservati riguardano il senso di fatica, il vomito e la diarrea.
Dolori muscolari e articolari, nausea e vomito, spossatezza, mal di testa e disturbi del sonno potrebbero derivare dall’utilizzo di questi farmaci molto comuni
I ricercatori del National Center for Biotechnology Information raccomandano, dunque, un’attenta sorveglianza del medico e del paziente su se stesso. Infatti, è importante comunicare gli effetti collaterali eventualmente riscontrati con l’utilizzo di farmaci antipertensivi. Se si riscontrano sintomi come nausea e vomito, mal di testa, dolori articolari e muscolari, disturbi del sonno o spossatezza andrebbero comunicati al medico. Infatti, potrebbero derivare da farmaci non compatibili con la persona.
Una certa combinazione di farmaci può non andare bene per uno specifico soggetto. È possibile, secondo i ricercatori, tramite il confronto medico-paziente arrivare a selezionare i più efficaci farmaci per il soggetto. I medicinali allo stesso tempo, però, devono essere anche in grado di arrecare i minori effetti collaterali possibili.
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