Dividendi non distribuiti o rivisti al ribasso: ecco perchè non è un problema.
Beh, è semplice. Perché la rinuncia diffusa alla distribuzione della cedola sul 2019 è dovuta a cause di forza maggiore (leggi Coronavirus e conseguente lockdown lavorativo). Non è per forza un segnale di debolezza dei bilanci societari, che anzi spesso sono almeno discretamente soldi. Meglio concentrarsi su chi e come uscirà meglio dalla crisi, quindi.
Ha fatto scalpore, qualche giorno fa una notizia. Quale? Quella secondo la quale la BCE e l’EBA, l’ente regolatorio europeo delle banche, consigliassero caldamente (diciamo obbligassero) le banche a non distribuire, in primavera, i dividendi maturati l’anno prima. La cosa ha fatto pari con una decisione che stava già serpeggiando negli ambienti imprenditoriali non solo europei, ma mondiali. Ovverosia quella di tagliare (almeno), se non proprio lasciare in azienda, il denaro che normalmente si sarebbe distribuito agli azionisti con i dividendi. E questa cosa, badate bene, riguarda sia le aziende quotate che quelle private. Perché anche quest’ultime, se sono società di capitali, distribuiscono dividendi, normalmente, se li maturano.
Dividendi non distribuiti o rivisti al ribasso: ecco perchè non è un problema. Perché abbiamo affermato questo? Perché le imprese dovrebbero lasciare i soldi dei dividendi in azienda? Beh, è semplice. Perché così facendo rafforzerebbero il patrimonio della medesima, e magari potrebbero non chiedere prestiti né a banche né al venture capital. E potrebbero camminare con le proprie gambe, cosa che un’impresa, finanziariamente parlando, dovrebbe sempre cercare di fare.
Cosa guardare di una società
Siete un’impresa italiana di medie dimensioni, diciamo 50 operai come personale. più qualche amministrativo e dirigente; arrivate a 60. Siete una SpA, quotata. Avete in animo di distribuire 5 milioni di euro su un fatturato di 200. Questo vuol dire che il vostro dividendo è pari al 2,5%, non male. Siete preoccupati, però, dalla situazione economica indotta dalla serrata del governo. Non vi occupate di beni essenziali, quindi siete chiusi. Ma dovete comunque pagare i vostri impiegati ed operai, ed i vostri dirigenti. Quindi prendere una decisione drastica: decidete di non distribuire i dividendi, e di tenere quel denaro in azienda.
Cosa significa, questo? Significa che, in attesa degli aiuti statali, vi accollate l’onore di far mantenere il lavoro ai vostri dipendenti, qualunque mansione essi svolgano. Facendo il conto della serva, quei 5 milioni di euro, se non distribuiti, vi consentirebbero di far sopravvivere la vostra impresa, continuando a pagare i fornitori fino ad esaurimento delle eventuali consegne già programmate, per un periodo di tempo variabile da 4 a 6 mesi. Nel frattempo, non lavorando, i vostri profitti precipiterebbero. Il calcolo medio della caduta dei profitti, a livello mondiale, è calcolato nel 15%, per il primo trimestre 2020.
Dividendi non distribuiti o rivisti al ribasso: ecco perchè non è un problema
Quindi, dividendi tagliati: non è un problema. Si fa. Anzi, non solo si taglia. Si tengono proprio in azienda. E, per qualche mese, si è coperti. Nel fare ciò, il valore dell’impresa rimane immutato. Il denaro paga tutti i dipendenti e contribuisce, attraverso la manutenzione, a tenere in ordine e ben funzionanti le macchine, in attesa degli aiuti statali e del permesso di poter riprendere la produzione.
Quel taglio dei dividendi, che prima faceva paura, è stata la scelta più giusta per mantenere valore in azienda. Quindi, ben vengano tagli o abolizione dei medesimi. Non solo non devono far paura, ma costituiscono un forte scudo per preservare il valore di un’impresa, all’epoca del coronavirus.