Di quanto si riduce la pensione rispetto allo stipendio? Chi sta per andare in pensione si chiede se l’assegno che riceverà dall’Inps si riduce di molto rispetto allo stipendio. Ciò perché il contribuente che si avvicina sempre più alla vecchiaia ha paura di non avere denaro a sufficienza. Finché si è giovani ci si sente capaci di fronteggiare spese impreviste perché si è in condizioni di lavorare e darsi da fare. Ma quando l’età avanza il decadimento fisico e neuronale ingenera ansia e apprensione.
Nell’articolo “A quanto ammonta il minimo di una pensione Inps?” troverete indicazioni sull’importo che spetta con il trattamento previdenziale minimo. Adesso valutiamo invece di quanto si riduce la pensione rispetto allo stipendio, perché di fatto così accade. L’aspirante pensionato potrà tuttavia contare su un rateo pensionistico più alto se durante la sua carriera lavorativa ha percepito stipendi elevati. Ciò perché il calcolo dell’importo dell’assegno pensionistico viene effettuato in proporzione all’ammontare della retribuzione del lavoratore.
Di quanto si riduce la pensione rispetto allo stipendio?
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Per capire di quanto l’importo della pensione sarà inferiore allo stipendio che si percepiva occorre considerare il tasso di sostituzione. Esso esprime in percentuale la differenza fra l’ammontare dell’ultimo stipendio e l’importo del primo rateo pensionistico. I lavoratori che sono approdati alla pensione prima della riforma Dini del 1995 hanno ricevuto un trattamento previdenziale pari all’80% delle ultime buste paga. Si rimanda a tal proposito alla Legge n. 335/1995 relativa alla “Riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare”
Attualmente, l’importo diminuisce a seconda che per il calcolo della pensione si ricorra al sistema retributivo, contributivo o misto. Se si adotta il metodo contributivo i vantaggi maggiori ricadono sui lavoratori che posseggono una lunga storia di contribuzione. Al contrario, il sistema contributivo penalizza se non si ha un montante contributivo elevato e stipendi alti durante la carriera lavorativa.
Ne consegue che il tasso di sostituzione è destinato a scendere dall’80% fino al 71% nel 2035 in caso di prepensionamento con sistema contributivo. Nei prossimi anni il lavoratore che si vorrà assicurare un assegno pensionistico pari almeno al 70% degli ultimi stipendi dovrà avere più anni di contributi.