È opinione diffusa che alcune categorie di lavoratori sia maggiormente controllate dal Fisco. Per esempio si potrebbe pensare che l’Agenzia delle Entrate concentri i controlli sui conti correnti di liberi professionisti, autonomi, imprenditori. In realtà questi subiscono controlli sui movimenti bancari, al pari di lavoratori dipendenti e pensionati. Anzi, paradossalmente è proprio su quest’ultimi che movimenti del conto anomali possono fare sorgere dei sospetti.
Occorre a questo punto ricordare come oggi grazie alla tecnologia, i controlli del Fisco sono in tempo reale. Grazie alla super anagrafe tributaria oggi tutta la situazione finanziaria di un contribuente viene monitorata da remoto, senza controlli fisici.
Devono fare attenzione queste categorie di lavoratori soggette ai controlli del Fisco per alcuni movimenti di soldi sul conto corrente
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Quindi, si è in errore a supporre che lavoratori dipendenti e pensionati, avendo una busta paga, siano al di sopra di ogni sospetto. È vero che chi ha uno stipendio, chi percepisce una pensione, o una indennità di disoccupazione, non può evadere le tesse sul reddito percepito.
Ma è altrettanto vero che può ricevere indebitamente delle somme di denaro che se non denunciate costituiscono evasione. Si potrebbe fare l’esempio di un pensionato che affitta un appartamento in nero. Oppure il caso di un dipendente che svolge un secondo lavoro non denunciato. Il Fisco può risalire a queste attività semplicemente verificando i flussi di denaro in entrata sul conto corrente specialmente se questi sono ricorrenti. E qui nasce una questione che pochissimi conoscono.
L’Agenzia delle Entrate può chiedere a ogni contribuente la provenienza di soldi in entrata sul conto corrente, compresi dipendenti e pensionati. Perciò devono fare attenzione queste categorie di lavoratori soggette ai controlli del Fisco per alcuni movimenti di soldi sul conto corrente. E in caso di anomalie, sta al contribuente dimostrarne la provenienza lecita. Cioè, in caso di rilevazioni del Fisco di movimenti di conto anomali, non scatta la presunzione di innocenza. In questi casi vale la presunzione di colpevolezza. È il contribuente che deve dimostrarne la provenienza lecita, non l’Agenzia delle Entrate quella dubbia. A questo proposito è molto chiara la pronuncia della Corte di Cassazione n. 104 del 4 gennaio 2019.
Un ulteriore aspetto da tenere in considerazione è che i controlli non necessariamente si limitano al conto corrente. Questi possono essere fatti anche su strumenti che servono alla movimentazione di denaro, come carte prepagate, ad esempio Postepay. Ma anche su conti digitali che non rientrano nel normale circuito bancario, per esempio PayPal.
Tuttavia ci sono dei movimenti sul conto che non verranno mai controllati dal Fisco. Per esempio quelli illustrati in questo articolo.