Quella che è stata definita dal Presidente Donald Trump come “la nuova età dell’oro americana” è ufficialmente iniziata. Alle 22 italiane del 4 aprile 2025, in diretta dal Rose Garden alla Casa Bianca, sono stati annunciati i dazi al 10% sulle merci provenienti da tutti i Paesi e imposte reciproche per 60 Stati che hanno un rapporto meno amichevole, dal punto di vista commerciale, con gli USA.
Il rilancio del sogno americano, diretto alla riduzione delle tasse e del debito, porterà l’applicazione dei dazi:
- al 20% nei confronti dell’Europa;
- al 10% per la Gran Bretagna;
- al 34% per la Cina;
- al 24% per il Giappone;
- al 46% per il Vietnam;
- al 17% per Israele;
- al 10% per il Brasile.
Per Canada e Messico, invece, sono stati confermati le imposte selettive al 25% su specifici beni. A tali oneri, si aggiungono i dazi al 25% su tutte le auto importante; la decisione è stata presa per incentivare le aziende a spostare i propri centri produttivi negli Stati Uniti d’America. Ma in che modo Trump e il suo team hanno calcolato le percentuali di imposte applicabili?
Dazi su tutte le merci importate: i criteri per decidere il valore dell’imposta
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Nel decidere l’ammontare dei dazi, è stata valutata l’incidenza delle imposte sulle importazioni americane applicate dai vari Stati. La determinazione considera anche le “barriere non tariffarie” (ossia i provvedimenti adottati per ridurre le importazioni) il deficit commerciale e l’elasticità delle importazioni. Per esempio, nel caso di dazi su beni e servizi la cui domanda sale o diminuisce quando i prezzi salgono o diminuiscono, si potrebbe pensare si eliminare le importazioni e sostituirle con prodotti locali.

Dazi su tutte le merci importate: i criteri per decidere il valore dell’imposta
Lo scopo primario della manovra di Trump, infatti, è convincere le aziende mondiali a produrre direttamente negli USA. Ovviamente tale processo non sarebbe immediato, perché comporterebbe un lungo periodo organizzativo. Senza dubbio, gli USA sono la principale potenza economica e finanziaria al mondo e, se riusciranno nell’impresa lanciata dal Presidente, per gli altri Paesi ci sarebbero non pochi problemi.
Quali conseguenze avranno i dazi sull’economia globale?
L’annuncio di Trump ha determinato un indebolimento del dollaro e dei titoli di Stato statunitensi, ma un rialzo a Wall Street, che hanno chiuso in positivo, soprattutto grazie al rally di Tesla e Amazon. Le piazze finanziarie europee, invece, hanno chiuso la seduta di ieri in rosso.
Nell’elenco degli Stati puniti con i dazi, mancano Russia, Cuba, Bielorussia e Corea del Nord. L’assenza della Russia ha sollevato una serie di timori. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha sottolineato che tale esclusione deriverebbe dalla circostanza che “le sanzioni americane precludono già qualsiasi scambio commerciale significativo“. Dal 2021, gli scambi commerciali tra USA e Russia sono decisamente crollati, riducendosi da 35 miliardi di dollari a 3,5 miliardi di dollari, a causa della guerra in Ucraina.
Le ragioni della mancata esclusione, dunque, sarebbero da ricercare esclusivamente sul piano economico. L’Europa, tuttavia, guarda con sospetto questa strana alleanza e starebbe pensando a un nuovo piano per scongiurare eventuali futuri attacchi.
Oggi, intanto, Piazza Affari ha aperto la seduta con un forte calo (-1,45%), così come la Borsa di Tokyo, che ha perso il 2,77%.