Le immagini di ieri sera, diffuse a livello internazionale, ci hanno restituito una sconvolgente immagine di Beirut.
La città pareva aver subito un attacco, le cui immagini sembravano rinviare a quelli atomici su Hiroshima e Nagasaki.
E la mente non può non andare al concetto di cigno nero, quell’evento imprevisto, ma forse poi non così impossibile, che proprio un filosofo e matematico libanese, Nassim Taleb, ha elaborato come paradigma del cigno nero.
Dal Libano alle vicissitudini quotidiane: cigni neri sparsi per il mondo
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Precisamente cosa sia successo ancora non si sa, solo che un rilevante quantitativo di nitrato di ammonio è esploso, e che, a quanto pare, le esplosioni sono state almeno 2.
Peraltro il nitrato è una sostanza tossica, che comporterebbe la probabile evacuazione almeno di alcune parti della città.
Ma volendo svolgere una riflessione più generale, ci domandiamo cosa leghi questo tragico evento ad altre vicissitudini.
Cosa sono i cigni neri?
Li possiamo considerare eventi negativi dai rilevanti effetti, impossibili o difficili da prevedere, ma anche da gestire. Per le limitate informazioni che possediamo, soprattutto in una fase iniziale, secondo l’interpretazione di questo tipo di fenomeni da parte di Taleb.
Prendendo spunto da questa concezione, credo possiamo desumerne una visione che evidenzia i limiti dell’azione umana.
Sia che si tratti di eventi e questioni generali, che del nostro microcosmo e delle nostre vicissitudini personali. Possiamo infatti trarre sia dai primi, che dalle seconde, la seguente visione.
Spesso l’uomo non è in grado di prevedere eventi negativi che lo possono colpire. Per quanto rari, questi accadono.
Talora la loro rarità non consente di comprendere neppure come gestirli.
Più in generale, considerando anche le nostre piccole vicissitudini, possiamo dire che soprattutto è evidente una circostanza. Spesso l’uomo non ha il controllo su una pluralità di situazioni e si muove in balia degli eventi.
Eventi che accadono, nonostante cerchi di evitarli, e di cui spesso non riesce a contenere neppure le conseguenze.
Nonostante scienza, tecnica e sviluppo conoscitivo nei diversi ambiti dello scibile umano, ci troviamo ancora di fronte ad una miriade di situazioni negative, ed impreviste. Rispetto ad esse, al più possiamo cercare di contenere qualche danno.
Proprio ieri, ad esempio, nel mio articolo su alcuni problemi e disagi per chi in vacanza in questo periodo, evidenziavo la possibilità di eventi imprevisti, legati alle vicende del singolo, come cancellazione di percorsi ferroviari, chiusura di strutture e quarantene obbligatorie. Nulla, ovviamente, in confronto a quanto successo a Beirut, ma pur sempre situazioni che testimoniano l’impossibilità di controllare gli eventi.
Dal Libano alle vicissitudini quotidiane. I recenti cigni neri
Alcuni cigni neri, proprio come a Beirut, hanno ovviamente un impatto su un’intera collettività. O, quando anche non presentino questo tipo di rilievo in termini materiali, possono comunque averlo per il significato culturale e simbolico che rappresentano.
Ricordiamo quindi alcuni dei più rilevanti cigni neri a partire dall’estate di due anni fa.
Alla vigilia di ferragosto 2018 è caduto il Morandi, evento tanto drammatico, quanto inatteso. Forse non così imprevedibile, comunque da annoverare tra gli eventi che possiamo considerare cigni neri.
Incendio di Notre-Dame: sicuramente un evento decisamente meno tragico, rispetto ad altri, come le esplosioni a Beirut o il crollo del Morandi.
Ma certamente rilevante, per i valori artistici e culturali, andati persi per sempre, e patrimonio dell’intera umanità.
Infine, vorrei ricordare il rogo di Nantes.
Anche il grande organo della cattedrale, andato distrutto in un incendio doloso, era un’opera d’arte.
Al riguardo bisogna ricordare come ogni organo a canne non sia un semplice strumento musicale.
Un’opera d’arte a se stante nella sua unicità artistica.
Ogni organo esprime infatti registri diversi da un altro organo, con timbriche nettamente differenziate secondo le diverse scuole, epoche, o anche con certe differenze tra ditta organaria e ditta organaria.
Ed anche se due organi avessero gli stessi registri, suonerebbero diversamente.
Non mi dilungo in tecnicismi, limitandomi a sottolineare come la perdita di uno strumento storico di questo tipo sia quasi irrecuperabile.
E non sarà sufficiente ridare alla cattedrale un qualsiasi altro strumento a quattro manuali e pedaliera, per tornare alle timbriche originarie. Peraltro frutto di interventi in diverse età storiche e, quindi, espressione di tecniche e concezioni organarie diversificate e stratificate. Ognuna con la propria originalità.
Come in una grande opera pittorica, frutto dell’intervento di più artisti famosi, ad esempio da Raffaello a Rubens.
Un eventuale rifacimento sarebbe analogo a quello di un quadro storico, d’autore, sostituito da una copia.
Potrebbe anche essere perfetta, ma non sarebbe la stessa cosa.
Anche questo concetto della non sostituibilità di un qualcosa, si tratti di un elemento della nostra vita o di un oggetto di valore nazionale o internazionale, o ancora di una città, di un monumento, o di altro ancora, dimostra, una volta di più, la limitazione del potere umano di fronte agli eventi.
Talora tanto imprevisti, quanto ingestibili nella loro potenza.
E purtroppo capita anche che se qualcosa è andato perso o distrutto, lo sia per sempre, in quanto insostituibile.
Il Covid-19 rientra sicuramente in tale concetto di evento difficilmente prevedibile e difficilmente gestibile. Anche attualmente, per gestirlo non possiamo far altro che mettere in atto procedure e cautele. Tuttora comportano notevoli costi e danni economici, e dovremmo considerare anche i costi in termini di mancati introiti per la paura del contagio.
Per chi crede in talune circostanze, dal Libano alle vicissitudini quotidiane, alcuni peraltro evidenziano che quello in corso sia un anno bisestile. Quindi un setup sicuramente da segnare tra quelli potenzialmente a rischio di eventi negativi.
A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT“