La riforma delle pensioni è di fatto ferma alle, ormai, annose proposte sindacali di Quota 41 per tutti e della flessibilità a 62 anni. C’è chi sostiene che senza interventi il ritorno al pieno regime Fornero è assai probabile. Infatti, Quota 102 sparirà nel 2023 perché è nata per un solo anno di sperimentazione. E se pure l’APE sociale e opzione donna cesseranno la loro funzione nel 2022, è evidente che non resterà che la pensione a 67 anni della Legge Fornero. Con una ricaduta anche sul piano occupazionale non secondaria, come sostengono quelli del CS dei consulenti del lavoro. Proprio da chi si occupa per professione di lavoro e previdenza, un’idea che sarebbe un toccasana autentico per l’intero sistema.
Dal 2023 in pensione 9 over 60 su 10 con la vera Quota 100 o 102 flessibile dei CDL
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Mandare in pensione oltre il 90% dei lavoratori sopra i 60 anni di età. Sarebbe questo il risultato della proposta dei consulenti del lavoro. La flessibilità in uscita come principio cardine anche per la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, come per i sindacati. Ma partendo da un punto di vista diverso. I sindacati vorrebbero le uscite dai 62 anni con 20 anni di contributi. E naturalmente tutto lasciato alla libera scelta dei lavoratori, in base alle loro esigenze e necessità.
Invece, per i tecnici del mondo del lavoro si tornerebbe ad una Quota 100 pura. Mandare a riposo tutti gli over 60, o quasi tutti, visto che l’ipotesi sottolinea che con una vera pensione flessibile per quotisti l’uscita riguarderebbe 9 over 60 su 10. L’ipotesi oltre a rispondere alle richieste di pensionamento anticipato e flessibile, secondo i tecnici, riuscirebbe a liberare posti di lavoro. Ed anche il turnover lavorativo ne gioverebbe.
Una combinazione tra Quota 100 e Quota 102 che sarebbe una specie di toccasana
Nei 3 anni di sperimentazione di Quota 100 e in questi primi mesi di Quota 102, il problema è stato il medesimo. Le due misure sono state sempre fruibili per pochi lavoratori. Il doppio requisito anagrafico e contributivo da centrare ha tagliato fuori decine di migliaia di lavoratori per alcune inezie. C’era chi anche avendo già maturato 38 anni di contributi è stato escluso dalla Quota 100 per non aver raggiunto i 62 anni entro il 31 dicembre 2021. Oppure chi al contrario, ha completato l’età ma non la carriera necessaria.
Lo stesso per quota 102, dove l’età è salita a 64 anni, mentre la dote di contribuzione è rimasta quella dei 38 anni. Sarebbero circa 1,5 milioni i lavoratori con un’età compresa tra i 61 ed i 66. E la proposta mira proprio a pensionarne il più possibile. In modo tale che dal 2023 in pensione 9 over 60 su 10 non sarebbe una chimera.
Consentendo la somma matematica di età e contributi senza la rigidità dei due vincoli fissi. In pratica un lavoratore potrebbe andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi come previsto dalla Quota 100, ma anche a 65 anni di età e 35 di contributi. Le combinazioni sarebbero libere, con una riduzione del requisito anagrafico e contributivo. L’importante è arrivare a 100 o al massimo a 102. Così basterebbero 63 anni di età e 37 di contributi o 61 anni di età e 39 di versamenti.
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