In questo articolo vogliamo approfondire le intenzioni del Governo in merito alle pensioni. La Redazione Risparmio e Famiglia di Proiezionidiborsa ha trattato recentemente questi temi. Qui un nostro approfondimento sulla pensione anticipata per disoccupati. Dopo un biennio con diversi incentivi per raggiungere la pensione, l’Esecutivo si trova a dover organizzare il ritorno ai criteri previsti dalla Legge Fornero. Una volta superate alcune resistenze nella maggioranza, il Governo dovrà mettersi al lavoro per evitare lo scalone del 2022. Anno in cui la facoltà di andare in pensione rischia di alzarsi dai 62 ai 67 anni d’età. Questa ipotesi costituirebbe il ritorno alla Legge Fornero come unica via per il pensionamento.
Quota 100 fino alle fine
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La pandemia di inizio 2020 ha comportato una serie di manovre per supportare le categorie di lavoratori più colpiti dalla crisi economica. Contestualmente il Governo ha posticipato la discussione sulle pensioni e Quota 100 rimarrà in vigore per i tre anni di sperimentazione. L’attuale sistema pensionistico, infatti, non ha dato i risultati sperati in termini di ricambio generazionale. E’ stato un ammortizzatore sociale in questa fase così critica per l’occupazione. Si prospetta quindi un passo indietro e un ritorno a regole più severe già dal prossimo anno: dal 2021 sarà più difficile andare in pensione. Da luglio 2020 il numero di pensionati in Italia è superiore al numero di lavoratori attivi. Una riforma del mercato del lavoro non può prescindere da un innalzamento dei criteri per il pensionamento.
L’intervento sindacale
La CGIL ha ipotizzato una soluzione che possa coinvolgere anche i sindacati. Le organizzazioni dei lavoratori sono già attive in tavoli di contrattazione collettiva nelle grandi imprese. Lo scopo è quello di agevolare il pensionamento dei lavoratori più anziani, favorendo al contempo l’assunzione di altrettanti giovani.
I sindacati potrebbero concentrarsi su alcune categorie di lavoratori particolarmente a rischio. Lavori usuranti, silenti, categorie protette ed esodati. Queste categorie sono pronte a richiedere la rappresentanza delle sigle sindacali. Il Governo vorrebbe gestire gli accordi più generali esclusivamente in ambito parlamentare. L’incertezza regna sovrana, di sicuro c’è solo il fatto che dal 2021 sarà più difficile andare in pensione.