La scorsa settimana è stata caratterizzata da un guizzo al rialzo nel corso dell’ultima seduta che ha portato a un rialzo come non se ne vedevano da qualche mese. Anche se da oltre 2 mesi il prezzo del petrolio è come congelato. A scatenare il rialzo sono stati i principali esportatori di petrolio, Arabia Saudita e Russia, che hanno annunciato questa settimana nuovi tagli alla produzione, portando il totale delle riduzioni da parte dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e dei suoi alleati (OPEC+) a circa 5 milioni di barili al giorno (bpd) o circa il 5% della domanda globale di petrolio. A questo si aggiunga la debolezza del dollaro che favorisce un rialzo dei prezzi del greggio e il fatto che gli USA abbiano annunciato l’acquisto di altri 6 milioni di barili per ripristinare le scorte strategiche utilizzate nell’ultimo anno per contenere i prezzi dopo lo scoppio dell’invasione dell’Ucraina da parte delle Russia.
Da oltre 2 mesi il prezzo del petrolio è come congelato: cosa fare? Le indicazioni dell’analisi grafica
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Il petrolio ha chiuso la seduta del 7 luglio a quota 73,86 $, in rialzo del 2,87% rispetto alla seduta precedente. La settimana si è chiusa con un rialzo del 4,56% rispetto alla chiusura settimanale precedente.
Time frame giornaliero
A livello giornaliero il grafico seguente è abbastanza esplicativo. È da inizio maggio che le quotazioni del petrolio si stanno muovendo in una lunga fase laterale che ha come “tappo” al rialzo quota 75,49 $. Solo una chiusura giornaliera superiore a questo livello potrebbe favorire una ripresa del rialzo. In caso contrario, solo una chiusura giornaliera inferiore all’area di prezzo a 66 $ potrebbe dare un’accelerazione al ribasso.
Time frame settimanale
Su questo time frame c’è poco da aggiungere. Solo la rottura degli estremi della barra della settimana del 1 maggio potrebbe dare direzionalità alle quotazioni. Ricordiamo che i livelli in questione sono: 64,12 $ e 77,12 $.
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