Da 2 a 7 anni di reclusione per il datore di lavoro che tiene questo comportamento scorretto e pericoloso nei confronti del proprio dipendente

sicurezza sul lavoro

Il datore di lavoro ha nei confronti dei propri dipendenti due obblighi principali molto importanti. Intanto, pagare la retribuzione per la loro attività lavorativa. In secondo luogo, assicurare che il loro lavoro si svolga in condizioni di sicurezza per la loro salute fisica e psichica. La Corte di Cassazione, nella recente sentenza 15155 del 2022, si è occupata proprio di un caso inerente alla sicurezza sul lavoro.

Il caso esaminato riguardava due lavoratori che, con l’aiuto di un muletto, dovevano scaricare alcune grandi casse da un Tir. Una di queste grandi casse si capovolgeva e travolgeva i due dipendenti. Uno riportava solo alcune lesioni, anche se piuttosto gravi. L’altro delle lesioni severe, tra cui trauma cranico, cervicale e addominale, che lo conducevano in stato vegetativo. Dopo 4 anni da questo evento, il dipendente decedeva.

Gli obblighi del datore di lavoro

L’articolo 590 del codice penale punisce le lesioni personali con la reclusione fino a 3 mesi e la multa fino a 309 euro. Se, però, il fatto è commesso con violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, la pena è la reclusione da 1 a 3 anni. Nei precedenti gradi di giudizio si riteneva, però, che il datore di lavoro, con la sua disattenzione verso le norme sulla sicurezza, avesse causato la morte del dipendente. Dunque, i giudici applicavano l’articolo 589 codice penale, cioè l’omicidio colposo.

In caso di omicidio colposo per violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro, l’articolo 589 prevede da 2 a 7 anni di reclusione per il datore di lavoro. Al datore di lavoro i giudici rimproveravano diverse omissioni. Intanto, di non avere formato bene i lavoratori rispetto alle mansioni da eseguire. Di avergli fornito un mezzo non idoneo allo scarico di quel tipo di materiale. Di non avere valutato bene i rischi per la salute connessi a quel tipo di attività. Contro questa sentenza, il datore di lavoro condannato chiedeva l’intervento della Cassazione.

Da 2 a 7 anni di reclusione per il datore di lavoro che tiene questo comportamento scorretto e pericoloso nei confronti del proprio dipendente

Secondo la Corte, per condannare il datore di lavoro di omicidio colposo bisogna verificare se è stata la sua condotta a causarne effettivamente la morte. Questo perché, come ricordato, tra l’infortunio del dipendente e la sua morte erano passati 4 anni. Secondo la Cassazione i giudici hanno emesso una decisione automatica. Non hanno, cioè, verificato quale sia stata la causa della morte del dipendente. Se questa fosse da ricondurre all’infortunio oppure no.

Tale indagine, secondo la Cassazione, è fondamentale. Questo perché, se la morte del dipendente deriva in qualche modo dall’infortunio, si può condannare di omicidio colposo il datore di lavoro. Se, invece, la morte del lavoratore deriva da una causa diversa, la condanna non è possibile. Per questo la Cassazione ha annullato la condanna e chiesto ai giudici di verificare la causa della morte del lavoratore.

Approfondimento

Questi comportamenti del datore di lavoro, spesso ritenuti leciti, possono in realtà portare alla reclusione e al dovere di risarcire i danni al proprio dipendente

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