E’ stata la protagonista di queste ultime sedute a Wall Street e sulle piazze di scambio del mondo intero. Si parla ovviamente della curva dei rendimenti e della sua inversione. Ma perché?
Curva dei rendimenti: cos’è
Detto in parole povere, la curva dei rendimenti è la serie di scadenze temporali di titoli di stato (in questo caso statunitensi). Ebbene, solitamente il rendimento dei bond a taglio maggiore dovrebbe essere più alto rispetto a quelli con scadenza minore, questo perché sul lungo periodo le incertezze sono di più e quindi il rischio potenziale è in aumento. Ma a volte quando il sentimento di mercato, invece, vede l’avvicinarsi di una recessione, tende ad invertire il ragionamento. In altri termini: si chiede un premio per il rischio immediato maggiore, rispetto a quello più a lungo termine. Questo significa che il rendimento dei titoli di stato a breve termine (solitamente il benchmark sono quelli a scadenze biennali) è superiore a quello con scadenza decennale, punto di riferimento per eccellenza.
I numeri che spaventano i mercati
Tradotto in numeri, e guardando a quanto accaduto mercoledì 14 agosto,il rendimento del titolo del Tesoro decennale è stato dell’1,623%, mentre quello a 2 anni dell’1,634%, quindi inferiore. Di fatto, negli ultimi 70 anni, l’arrivo di questo fenomeno è stato visto sempre come un segnale che preannunciava con un certo anticipo l’arrivo di una recessione. Da qui la paura vista sui mercati mercoledì scorso, soprattutto su Europa e Stati Uniti. Ma per alcuni come, ad esempio l’ex presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, l’inversione della curva di quest’anno potrebbe non essere un segnale affidabile. O almeno non nell’immediato. Stando a quanto da lei dichiarato, infatti, si tratterebbe solo di un avvertimento.
Per lei, infatti, Stati Uniti non sarebbero a rischio recessione. Nonostante i timori, l’economia Usa è sufficientemente forte per evitare il baratro. Quello che in realtà si sta osservando, però, è un aumento delle probabilità. Ma un aumento non significa la matematica certezza.
La PBoC
Sembra chiaro, analizzando i numeri soprattutto dei salari e del settore lavorativo, che l’economia americana non è in recessione. Ovviamente l’ago della bilancia resterà sempre la Fed stessa con la sua politica di tassi di interesse. E non solo lei. Oltre alla Bce, già ampiamente disposta ad accontentare i mercati, è scesa in campo anche la PBoC, ovvero la banca popolare cinese. Quest’ultima, non più tardi di 48 ore fa ha rese note le strategie su alcune riforme dei tassi di interesse per ridurre i costi di indebitamento delle aziende e aiutare i consumi e la domanda interna della nazione. Una decisione che arriva anche come supporto nella sempre più lunga, ed incerta, guerra dei dazi con gli Stati Uniti.
Articoli precedenti sulla curva dei rendimenti