Crolla Piazza Affari, perde subito l’1,34% regge solo il rally sulla Difesa. Wall Street trascina nel vortice al ribasso l’Asia

Crolla Piazza Affari, perde subito l'1,34% regge solo il rally sulla Difesa. Wall Street trascina nel vortice al ribasso l'Asia

Si preannuncia una seduta difficile quella di martedì 4 marzo per i principali indici europei e mondiali. Alle 9:30 il FTSEMib perdeva l’1,34% a 38.547,17 punti, mentre il FTSE Italia All Share segnava -1,28% a 40.814,25 punti. Segno negativo anche per il FTSE Italia Mid Cap (-0,6% a 50.397,40 punti) e per il FTSE Italia Star (-0,73% a 45.817,80 punti).

Occhi puntanti ancora su Leonardo e le società impegnate nel settore difesa, dopo il forte rialzo delle azioni ottenuto nella scorsa seduta. Dopo l’annuncio della possibile corsa al riarmo da parte dell’Unione Europea, la quotazione vola a +2,61% a 45,95 euro.

Continuano le preoccupazioni per Stellantis, soprattutto in seguito alla comunicazione da parte del Ministero dei Trasporti di un calo del 14,7% dei veicoli immatricolati nel mese di febbraio 2025 rispetto all’anno precedente. In apertura, la società registra il -4,88% a 11,726 euro. Male anche i titoli petroliferi, dopo la riduzione del prezzo del petrolio sotto i 68 euro al barile. Eni inizia la seduta con una perdita del 3,13% a 13,416 euro.

Lo spread BTP-BUND rimane invariato a 106 punti. Brutte notizie anche dagli indici europei, con il DAX che, dopo il forte rialzo della seduta di ieri, apre a -1,57% a 22.771,19 punti e il FTSE 100 con -0,67% a 8.810,62 punti.

Male Wall Street e le borse asiatiche: gli effetti dei dazi statunitensi

Annullata la lieve ripresa degli indici azionari statunitensi, registrata nel pomeriggio di lunedì 3 marzo. Alla chiusura, il Dow Jones ha perso l’1,48% a 43.191,24 punti, l’S&P500 è sceso a -1,76% a 5.849,72 punti e il Nasdaq a -2,64% a 18.350,19 punti.

Male Wall Street e le borse asiatiche: gli effetti dei dazi statunitensi

Male Wall Street e le borse asiatiche: gli effetti dei dazi statunitensi

Il collasso di Wall Street ha, come previsto dagli esperti, influito negativamente sulle borse asiatiche, soprattutto a causa della conferma dell’entrata in vigore dei dazi al 25% sui prodotti provenienti da Canada e Messico in USA e al 20% sui beni cinesi. Trump ha ribadito che lo scopo dell’imposizione delle imposte è favorire l’apertura di nuovi stabilimenti negli Stati Uniti d’America.

Pechino ha dichiarato di voler predisporre un piano per le esportazioni americane dei prodotti agricoli e alimentari. Si tratta di una decisione destinata a scuotere i mercati, perché la Cina è uno dei principali importatori della soia americana e di numerosi altri generi alimentari.

Le piazze finanziarie asiatiche aprono la giornata con un pesante segno negativo. Il Nikkei perde l’1,34% a 37.318,50 punti e l’Hang Seng di Hong Kong si attesta a -0,24% a 22.950,75 punti. L’indice Shanghai Composite, invece, sale dello 0,25% a 3.325,09 punti. Male anche il Kospi coreano, con -0,15%, a 2.528,92 punti e il Taiex di Taiwan con -0,70% a 22.596,88 punti.

I Bitcoin scendono sotto gli 80.000 dollari e Trump annulla l’invio degli aiuti all’Ucraina: quali conseguenze per l’Europa?

Le decisioni del Presidente americano Donald Trump avranno un impatto significativo sui mercati finanziari globali. Nonostante l’annuncio tramite un messaggio su Truth Social dell’intenzione di creare una riserva strategica di criptovalute, il Bitcoin è crollato a 83.500 dollari.

Si attendono anche gli effetti del cambio di rotta sulla politica estera, con la decisione di interrompere gli invii di fornitura militare all’Ucraina, per un totale di circa un miliardo di dollari tra armi, munizioni, sistemi lanciarazzi e lanciamissili che erano solo in attesa di trasferimento a Kiev. Allo stesso tempo, sarà sospesa la consegna di due terzi degli aiuti economici autorizzati dal predecessore Biden, stimati in 1,25 miliardi di dollari.

Al momento, è ancora difficile prevedere le reali conseguenze di questa mossa, ma l’Europa potrebbe essere costretta a incrementare la spesa militare. L’Italia, ad esempio, sarebbe disposta a portare tale spesa al 2,5% del PIL, aumentandola di 20 miliardi di euro.

Le informazioni riportate in questo articolo sono a scopo divulgativo e non devono essere intese come raccomandazioni o suggerimenti d’investimento. I dati sono ottenuti da fonti considerate affidabili. Tuttavia, la loro accuratezza, completezza o affidabilità non possono essere garantite.

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