Cos’è che determina l’anticipazione della fase di menopausa

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Un focus per capire cos’è che determina l’anticipazione della fase di menopausa. Occhi puntati sullo studio apparso, di recente, all’interno del Journal of Endocrinology and Metabolism, l’organo ufficiale della Endocrine Society. La pubblicazione porta la firme dei ricercatori della “University of Michigan School of Public Health” di Ann Arbor. Il punto che, dopo anni di ricerca, ha segnato una svolta epocale è il seguente.

Un’assunzione costante e prolungata nel tempo di certi composti, sarebbe pericolosa per la salute di tutti in genere. Ma per le donne questo potrebbe produrre pesanti ricadute a livello di sistema ovarico, con anticipazioni significative sui tempi di comparsa della menopausa. Vediamo quindi di approfondire, più nel dettaglio, cos’è che determina l’anticipazione della fase di menopausa.

Le sostanze incriminate

Le sostanze che, se assunte in modo cronico, potrebbero arrivare ad incidere pesantemente sul sistema endocrino delle donne sono conosciute con l’acronimo di PFAS. Vale a dire Sostanze Perfluoro Alchiliche, composti chimici utilizzati prevalentemente in ambito industriale. Il tramite tra l’industria e l’organismo umano sarebbe l’acqua. Per cui se dai poli industriali, queste sostanze cominciano a tracimare nelle falde acquifere, il passaggio successivo ai campi e ai prodotti agricoli e quindi agli alimenti in genere, è davvero breve.

I risultati della ricerca

I dati analizzati dagli studiosi sono stati presi dagli archivi di uno studio noto come “Study of Women’s Health Across the Nation”. La finalità è stata quella di verificare le conseguenze che si possono produrre in un lungo periodo in caso di assunzione costante di PFAS. Il target di donne analizzate si è concentrato nella fascia di età compresa tra i 45 e i 56 anni. A questo punto, sono stati incrociati i dati, cioè la quantità di PFAS presenti nei campioni di sangue, e la comparsa dei primi sintomi della menopausa.

Le evidenze sono state schiaccianti. Le donne con concentrazioni più elevate di PFAS nel plasma sono entrate in menopausa, in media, con due anni di anticipo rispetto alle coetanee con livelli più bassi. Una notizia che deve indurre a pensare visto che, già in precedenza, altri studi pubblicati sulla rivista Analytical and Bioanalytical Chemistry avevano rilevato elevate concentrazioni di PFAS, specie nel nord Italia, dove non a caso, il tessuto industriale è più marcato.

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