Le rate dei mutui immobiliari dipendono da tanti parametri, non ultimo i tassi BCE. Le sue decisioni, infatti, si traducono in aumenti o riduzioni del costo del debito in misura variabile a seconda dei casi. Si tratta di un mutuo a tasso fisso o variabile, di uno già in corso o di prossima accensione? Vediamo cosa attendersi per il 2023.
Giovedì 15 la BCE ha alzato i tassi di interesse al 2,50% per contrastare l’inflazione. Quando aumenta il costo del denaro ci si indebita di meno, la domanda aggregata si sgonfia e i prezzi invertono il trend ascendente.
Le decisioni BCE impattano anche su altri fronti, come l’apprezzamento dell’euro, i rendimenti dei titoli di Stato, i mutui. Al riguardo, cosa succederà alla rata del mutuo a tasso fisso e variabile l’anno prossimo?
I mutui in banca costano di più
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È da almeno un anno che le rate, specie quelle variabili agganciate all’Euribor, sono in risalita. Pertanto anche il nuovo aumento di 50 punti base BCE non farà eccezioni e impatterà soprattutto sull’Euribor a 1 e a 3 mesi, i più usati dalle banche.
Nelle ultime sedute l’Euribor a 1 mese si è aggirato nel range 1,5-1,7%, mentre nelle ultime ore si è portato sull’estremo superiore. Il rialzo BCE lo spingerà al 2%? Qui c’era già, invece, l’indice a 3 mesi (2,062% giovedì), e il timore è che possa portarsi al 2,50% nel 2023. Un timore che poggia almeno su tre considerazioni.
La prima è che la BCE non ha concluso i rialzi dei tassi. La seconda è che queste dinamiche abbisognano di tempi per entrare a pieno regime. Infine va considerato il trend futuro dell’indice dei prezzi al consumo. Se il carovita non inverte stabilmente il trend, è difficile che a iniziare a farlo siano i tassi che, anzi, potrebbero continuare a salire (i futures dell’indice vanno in questa direzione).
Cosa succederà alla rata del mutuo a tasso fisso e variabile l’anno prossimo?
La prima conseguenza di questo nuovo ordine è dato dal sorpasso della convenienza del mutuo a tasso fisso sul variabile. L’IRS a 20, il parametro più usato dalle banche per i mutui a tasso fisso, da metà settembre e metà novembre ha sforato più volte il 3%. Nel fixing dell’ultima settimana, invece, si è attestato sotto la soglia del 2,50%.
Invece se si passa all’indice IRS di durate maggiori si notano già le prime inversioni sull’Euribor a 3 mesi.
Come comportarsi con le rate del mutuo da qui in poi?
Cosa fare da qui in poi? Tutto dipende da caso a caso e che ogni mutuo vive di una storia a sé.
Per chi lo ha contratto a tasso fisso nel recente biennio, probabilmente la situazione è tranquilla. Il mutuo è stato acceso in un’epoca in cui il denaro era a buon prezzo. Per chi ha scelto il variabile forse è il caso di fare vedere se fare la surroga o no.
Infine vediamo la situazione per chi oggi si appresta a cercare un mutuo. I segnali lanciati dal mercato sono che il costo di quelli a tasso variabile probabilmente continuerà a salire, anche se non lo sarà per sempre. I costi di quelli a tasso fisso, invece, hanno iniziato a scendere, ma partono pur sempre da una soglia base più alta della precedente.