Negli ultimi giorni i mercati finanziari sono stati scossi dagli eventi che hanno riguardato diverse banche tra USA e Europa. Tutto è iniziato con il fallimento della Silicon Valley Bank. Poi hanno fatto seguito le tensioni e le vicende patrimoniali della Credit Suisse qui in Europa e il salvataggio della First Republic Bank. Insomma, un trio di eventi di una certa portata che hanno nelle banche il loro comune denominatore. Dunque, come stanno le cose?
Si tratta di un interrogativo alquanto interessante, considerata la storia recente delle banche nazionali. Il riferimento è al decennio scorso, quando diverse banche c.d. del territorio furono travolte dalla crisi. Furono anni di ricapitalizzazioni continue e fusioni più o meno dovute sotto il peso del fallimenti.
Per il piccolo risparmiatore il vero, unico dilemma è sempre lo stesso: ma i miei soldi sono al sicuro? Posso dormire sereno oppure no? Un discorso che interessa tutti a prescindere dal saldo detenuto in banca. Qui, tuttavia, ci chiediamo cosa succede se ho più di 50.000 o più di 100.000 euro sul conto o giù di lì.
Il sistema di garanzia dei depositi bancari
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Oggi i depositi in conto corrente sono tutelati dai sistemi di garanzia dei depositi, il FITD e il FGDCC. I titolari di depositi sono rimborsati quando una banca aderente cade nella procedura della liquidazione coatta amministrativa.
In soldoni, ogni depositante è garantito fino a 100mila € per singola banca (inclusi gli interessi maturati alla data di liquidazione della banca). Quindi se si posseggono più c/c presso una stessa banca, i rapporti vengono cumulati e sul totale si applica la soglia di garanzia dei 100mila €.
Per i conti cointestati, invece, il saldo complessivo è diviso in parti uguali tra i cointestatari e poi si applica la garanzia dei 100mila € per ognuno di essi.
Il vero male di questi anni: l’inflazione
Il rischio fallimento di una banca è un evento possibile ma, statisticamente, non all’ordine del giorno. Il discorso cambia notevolmente con l’inflazione, che nel silenzio più assordante crea danni enormi. Anzi, l’inflazione fa decisamente molte più vittime rispetto al caso del default di una banca.
Il carovita erode il potere d’acquisto dei soldi, che nel tempo si vanno svalutando. Per cui dopo tanti sacrifici fatti per metterli da parte, l’inflazione ne brucia una parte più o meno consistente a seconda dei casi.
Il vero problema dell’inflazione è che non la si paga “attivamente” come nel caso di una tassa, una multa, una commissione. Per cui spesso la si dimentica o sottostima, commettendo un grave errore in termini di tutela dei propri risparmi. Morale, meglio prendere le dovute cautele quando ancora si è in tempo anziché pentirsi poi.
Cosa succede se ho più di 50.000 o più di 100.000 euro sul conto corrente?
Un altro rischio di chi ha soldi liquidi eccedenti il necessario è quello di perdersi l’opportunità di guadagnare (anche) sul reddito fisso. Chi, ad esempio, ha investito nel secolo scorso in buoni e i titoli di Stato a lungo termine ha incassato ricchi montanti a scadenza. Inoltre si è trattato spesso di rendimenti reali positivi, dato che nel frattempo l’inflazione era crollata rispetto al tempo dell’acquisto.
È vero che questo scenario del passato potrebbe anche non ripetersi più nel futuro o farlo in toni decisamente minori. Tuttavia, nella peggiore delle ipotesi il reddito fisso darebbe modo di attenuare le perdite reali rispetto alla scelta di restare liquidi. Il risultato netto reale dipenderà dal diverso combinarsi di più elementi: rendimento, durata dell’investimento, prezzo di compravendita dello strumento, tassazione, etc).