Il sistema previdenziale italiano è un sistema abbastanza chiaro da comprendere, almeno sulla carta. In pratica i lavoratori odierni, durante la loro attività lavorativa versano i contributi che riempiono le casse dell’INPS. Questi soldi che finiscono nelle casse dell’Istituto previdenziale, servono poi per pagare le pensioni per chi oggi non lavora più. In pratica il lavoratore non versa soldi in una specie di salvadanaio, che maturano durante gli anni di lavoro per poi essere incassati al momento della pensione. Questo è il sistema previdenziale perfetto, che evidentemente non è quello italiano. Infatti il sistema italiano è come un circolo vizioso, con i giovani che lavorando e pagano le pensioni agli anziani che a loro volta hanno fatto lo stesso con i loro predecessori. Una parte dei soldi incassati dall’INPS poi, non troveranno sfogo nelle pensioni, perché non saranno mai utilizzati per i ratei dei pensionati. In pratica ci sono contributi che l’INPS incassa, e che rimangono nelle casse dello Stato senza essere utilizzati. Si chiamano contributi silenti.
Cosa sono i contributi silenti per le pensioni e come fare per non perderli
Indice dei contenuti
Si tratta di quei contributi che un lavoratore ha versato, ma che nel momento in cui va in pensione non utilizza per il proprio assegno. Anche se sembra un’assurdità, questo caso è più frequente di quanto si pensi. L’esempio principale riguarda le donne. Sono tante le donne che dopo aver lavorato da giovani, una volta sposate e messo su famiglia, magari con l’arrivo dei figli o per altre problematiche familiari, abbandonano il lavoro e la carriera. Tutti i contributi versati da queste lavoratrici, se non arrivano ai 20 anni previsti per la normale pensione di vecchiaia, vengono perduti ed inutilizzati. E non esiste una normativa che prevede il rimborso di questi contributi alla lavoratrice che non li sfrutta per la pensione.
Quando si preferisce perdere contributi per non pagare ricongiunzioni e riscatti
Alla domanda su cosa sono i contributi silenti si può dare una facile risposta. Un’altra tipologia di contribuzione silente è quella del lavoratore che è spaventato dall’esborso a cui è dovuto per ricongiungere i contributi versati in diverse casse previdenziali. Questo lavoratore può trovare maggiore convenienza a far finta di non aver mai versato i contributi da ricongiungere in una cassa previdenziale diversa da quella da cui riceverà la pensione. Il lavoratore che ha raggiunto in una cassa il diritto autonomo alla pensione, potrebbe facilmente fare questa scelta.
Come si evita il fenomeno dei contributi silenti
Senza sborsare ulteriormente soldi, esiste solo una via per eliminare il problema della contirbuzione silente. Infatti esiste la pensione di vecchiaia contributiva che si centra con solo 5 anni di contributi versati e una volta compiuti i 71 anni di età. La misura però è assai particolare, perché non permette a tutti di sfruttarla. Serve infatti che il primo contributo versato sia successivo al 31 dicembre 1995. L’alternativa che i titolari di contribuzione silente possono utilizzare per non perdere quanto versato, è aggiungere contributi per arrivare alle soglie contributive utili ad una determinata prestazione previdenziale. In questo caso sono i versamenti volontari la soluzione, ma per il diretto interessato si tratta di sborsare diversi soldi per poter poi recuperare una pensione. E in questo caso la convenienza di una soluzione del genere varia da situazione a situazione e da lavoratore al lavoratore.
Lettura consigliata