Cosa non si paga nei giorni del coronavirus

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Nei giorni in cui l’Italia è stretta nella morsa del coronavirus esiste qualcosa che non si paga, quanto meno non per il momento. Gli italiani a casa per l’isolamento imposto dalle misure sanitarie di cautela possono almeno godere della sospensione di alcuni pagamenti. La chiusura di sportelli pubblici avrebbe reso difficoltoso l’espletamento dei pagamenti per alcune categorie di contribuenti poco avvezzi all’utilizzo di servizi online.

Inoltre molti liberi professionisti, lavoratori autonomi e precari stanno sperimentando un drastico arresto della propria attività lavorativa e alcune imposte rappresenterebbero una zavorra troppo pesante. A sostegno delle sorti economiche di molte famiglie italiane duramente provate dalle intemperie del virus è intervenuto il governo con alcuni decreti ad hoc. Elenchiamo brevemente cosa non si paga nei giorni del coronavirus.

Affitti, bollette, mutui

A prescindere dalla fascia di reddito, il ministro Gualtieri ha assicurato a tutti gli intestatari di mutui la sospensione del pagamento delle rate. Ciò nell’eventualità di mutui accesi per l’acquisto della prima casa da contribuenti che hanno subito un arresto o una riduzione dell’orario lavorativo. L’aiuto governativo sarà erogato per la durata massima di 18 mesi nell’intento di marginalizzare gli effetti negativi dell’epidemia imperante.

Nel novero di cosa non si paga nei giorni del coronavirus rientrano le utenze di luce, gas e Tari dove più infuria il Covid-19. Persino il pagamento del canone Rai verrà effettuato più in là nei Comuni colpiti per primi dalla virulenza dell’epidemia. Sul tavolo delle trattative anche l’ipotesi di offrire sostegno a quanti stanno faticando a versare i canoni di locazione a seguito della penuria di liquidità. Parimenti sono previsti interventi di sgravio fiscale a favore dei proprietari affinché non debbano versare tasse su canoni non riscossi.

Cosa non si paga nei giorni del coronavirus

Nelle intenzioni del ministro Gualtieri figura quella di “posticipare una serie di adempimenti per venire incontro alle oggettive difficoltà di contribuenti e operatori del Fisco”. Consentire la procrastinazione dei pagamenti assicurerebbe un po’ di respiro ai lavoratori autonomi che stanno registrando un calo netto del 25% del fatturato. Nelle zone rosse così indicate sul finire di febbraio scorso il decreto del 2 marzo 2020 ha sospeso i pagamenti la cui scadenza ricorre tra il 23 e il 30 aprile.

Nelle prossime ore dovrebbero giungere con il maxi decreto in preparazione una serie di misure governative a tutela delle fasce di contribuenti più colpite. Come una manna dal cielo, si attende lo slittamento di scadenze fiscali previste per lunedì 16 marzo. Prime fra tutte la procrastinazione dell’Iva e delle ritenute Irpef sulle retribuzioni dello scorso mese. Ma anche ulteriori aiuti alle famiglie, il riconoscimento del congedo parentale, la riduzione delle utenze, l’estensione dell’indennizzo di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali.

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