Una storia che aiuta a capire cosa fare quando si è preda di quell’insostenibile pesantezza dell’essere soli.
“Se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami. Staremo in silenzio” scrive Gabriel Garcìa Màrquez. Non tutti sono però così “fortunati” da avere qualcuno che faccia squillare il telefono. E così, specie quando la solitudine arriva ad un’età non più giovane, si può essere facile preda di sconforto. Se poi la solitudine è legata ad uno stato di vedovanza, per il partner che resta in vita, la prova può essere tutt’altro che facile da superare. La mancanza del compagno di una vita può rischiare di rendere sterile e vuota di significato qualsiasi iniziativa.
È pur vero però che è proprio quando si pensa di essere arrivati al capolinea del desiderio di vita, che può farsi strada una fiammella pulsante per la ripartenza. Ed è proprio quello che è successo ad un cittadino ultrasettantenne di Alton in Inghilterra. Lasciandoci guidare dal suo esempio, vediamo cosa fare quando si è preda di quell’insostenibile pesantezza dell’essere soli.
Tony e Jo Williams
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La storia emblematica di Tony e Jo Williams è assurta agli “onori” delle cronache grazie al servizio del The Sun. Una vicenda personale che ha preso avvio alla morte della compagna di una vita del signor Williams. Trovatosi d’improvviso solo, senza figli, senza familiari né amici nelle vicinanze, ha pensato d’infrangere questa cortina di silenzio e vuoto insopportabile, affiggendo un cartello fuori di casa. “Ho perso Jo, la mia adorabile moglie e anima gemella. Non ho amici e nessuno con cui parlare. Trovo il silenzio incessante di 24 ore al giorno un’insopportabile tortura. Qualcuno può aiutarmi?”.
La solitudine
Una esplicita richiesta di aiuto dinnanzi alla quale sembra che qualcuno si stia già mobilitando e che riaccende l’attenzione sulle persone che vivono sole, non per scelta. “Tutto quello che voglio – è sempre Williams a spiegare – è che qualcuno mi telefoni. Voglio solo una bella conversazione, così non rimango seduto in silenzio tutto il giorno. Trascorro la maggior parte dei giorni in silenzio, aspettando solo che il telefono squilli ma non lo fa mai”. Una storia, questa, alla quale abbiamo deciso di dare spazio, perché convinti che possa essere simile a quella di tante altre persone e che possa fungere di esempio. Non è mai troppo tardi per darsi un’altra chance di vita e se ad affiancarci nella ripartenza c’è almeno un amico, in grado di cogliere la richiesta di aiuto, sarà tutto più semplice.