Il mobbing è un fenomeno, purtroppo, sempre più diffuso. Si parla di mobbing quando il datore o i colleghi di un dipendente tengono, sul luogo di lavoro, una serie di comportamenti persecutori nei suoi confronti. Lo scopo è quello di perseguitare il collega che ne è oggetto.
Non esiste una legge specifica che tuteli i lavoratori dal mobbing. Esistono, però, una serie di strumenti, previsti dal codice civile e da quello penale, che i giudici utilizzano da anni per tutelare i lavoratori.
I comportamenti che possono dar vita al mobbing sono i più svariati. Infatti, anche comportamenti e atteggiamenti in astratto legittimi possono concorre a creare forme di mobbing. Ci devono essere, però, 2 requisiti. Quello soggettivo dell’intento di persecuzione e quello oggettivo di una pluralità di comportamenti persecutori.
Il mobbing, di solito, si concretizza nell’esclusione della vittima dall’ambiente lavorativo. I colleghi e il capo gli impediscono di partecipare alle riunioni, alle cene aziendali oppure a corsi, a progetti o a qualsiasi altra attività comune.
Gli atti persecutori
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Spesso, colleghi e datore di lavoro fanno mobbing anche creando un gruppo ed escludendo la vittima. Parlando alle sue spalle o insultandola apertamente. Oppure, ancora, sottraendogli tutte le sue mansioni e non affidandogli alcun incarico. Insomma i comportamenti sono i più vari, legittimi e illegittimi. È necessario, per trovarsi al cospetto di mobbing, come spiegato dalla Cassazione con la sentenza 21865/2022, che vi siano 2 elementi. Quello oggettivo dei comportamenti aggressivi, anche formalmente legittimi, e quello soggettivo, dell’intento persecutorio.
Questi criteri sono importanti per distinguere il mobbing dallo straining.
Dunque, ecco cosa fare e come dimostrare il mobbing. Il dipendente che subisca mobbing può rivolgersi immediatamente al giudice. Infatti, il mobbing è un vero e proprio reato ed è punito con pene molto severe.
Si tratta del reato di atti persecutori previsto dal codice penale all’articolo 612 bis. Il codice prevede la reclusone fino a 6 anni e 6 mesi per questo tipo di comportamento.
Quello che il dipendente dovrà provare in giudizio, per ottenere la reclusione del datore di lavoro o dei colleghi, è il doppio elemento citato dalla Corte. L’insieme dei comportamenti, ritenuto persecutorio, e la dimostrazione, anche tramite presunzioni, dell’intento di persecuzione nei suoi confronti.
Cosa fare e come dimostrare il mobbing sul lavoro e ottenere risarcimento e reclusione
Oltre alla reclusione, il dipendente oggetto di mobbing può ottenere un ingente risarcimento. Infatti, può dimostrare che il mobbing ha causato un danno alla propria integrità psicofisica.
Infatti, il forte stress creato dagli atti persecutori potrebbe aver peggiorato le condizioni di salute del dipendente. Non solo, ma anche aver modificato le sue abitudini di vita. Si tratta di danni tutti pienamente risarcibili.
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