Il contratto di lavoro determina che datore e dipendente assumano una serie di obblighi, derivanti sia dal contratto che dalla legge. Ad esempio, il datore deve pagare lo stipendio, concedere le ferie e il riposo settimanale. Il dipendente deve prestare la sua attività in conformità con le indicazioni del datore, che ha, appunto, il potere di dirigere la sua attività. Il datore di lavoro ha anche tutta un’altra serie di obblighi previsti dalla legge. Deve fare molta attenzione all’ambiente di lavoro, infatti deve assicurare che questo sia sicuro per i dipendenti. Un posto di lavoro pericoloso porta alla responsabilità del datore che rischia sanzioni anche molto importanti.
Il lavoratore, invece, come detto, deve mettersi a disposizione del proprio capo e prestare la sua attività secondo le direttive ricevute. Si potrebbe affermare che il lavoro subordinato consiste nel mettere a disposizione la propria attività, intellettuale o di fatica che sia, al proprio capo. Le attività che il lavoratore deve svolgere, in base alle indicazioni del datore, si chiamano mansioni.
Le mansioni nel codice civile
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Il codice civile, all’articolo 2103, si occupa delle mansioni, e dunque dell’attività del dipendente. Questa norma prevede che il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per cui è stato assunto. Il datore di lavoro ha, però, un potere, cioè la possibilità, entro certi limiti, di modificare le mansioni del dipendente. La giurisprudenza ha affrontato più volte il problema della modifica unilaterale delle mansioni. Ad esempio con l’ordinanza 31342 del 2021, la Cassazione ha spiegato cosa è il demansionamento e quando può considerarsi legittimo.
Il demansionamento è sostanzialmente l’assegnazione del lavoratore allo svolgimento di mansioni, cioè di attività, di grado più basso rispetto a quelle per cui era stato assunto. Come si è visto, il demansionamento è normalmente vietato. Il Decreto legislativo 81 del 2015 lo ammette, però, in due casi. Il primo è che si abbia una modifica degli assetti aziendali globali, e questo incida, anche in negativo, sulle mansioni dei lavoratori. La seconda eccezione riguarda il patto di declassamento, cioè i contratti collettivi possono espressamente prevedere che il datore possa demansionare i lavoratori.
Cosa è il demansionamento e quando è legittimo
Fuori da questi due casi il demansionamento è vietato. La Cassazione ha spiegato cosa si intenda per demansionamento. Secondo i giudici, sono mansioni inferiori non solo quelle che comportano un livello di responsabilità e di valore professionale minore. Infatti, si considerano mansioni inferiori anche quelle che non consentano al lavoratore di utilizzare pienamente la professionalità di cui è in possesso e per la quale è assunto.
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