Studiare la storia dei mercati è molto importante perché ci permette di capire come questi si sono mossi e probabilmente si muoveranno. Scopriamo perché e come questo concetto si lega al taglio dei tassi di interesse.
Manca poco alla decisione della FED in merito al taglio dei tassi di interesse. Questa situazione sta attirando ormai da tempo l’attenzione di analisti ed investitori.
È infatti molto delicata, dal momento in cui un taglio troppo prematuro dei tassi di interesse potrebbe portare notevoli problemi. Che cosa accadrebbe se la FED tagliasse i tassi troppo presto? Spieghiamolo in poche e semplici parole.
Cosa accadrebbe se la FED tagliasse i tassi troppo presto? Uno sguardo al passato
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Per rispondere a questa domanda potremmo rifarci a quanto già avvenuto durante gli anni ’60 negli Stati Uniti.
All’epoca, questi venivano da un triennio di espansione fiscale e grande spesa pubblica per finanziare la guerra del Vietnam.
Si verificò una crescita del Paese del 6%, ma allo stesso tempo l’inflazione aumentò andando oltre il 2%. La FED optò quindi per rallentare la crescita al 2,7%, una stretta che non avrebbe portato l’economia in recessione. Poco dopo la metà del decennio, precisamente nel 1966, la FED tagliò il costo del denaro.
Tuttavia, ciò portò a conseguenze molto negative per l’economia degli Stati Uniti. Verso la fine del decennio, l’inflazione superò la spaventosa percentuale del 6% e la FED intervenne alzando di molto i Fed Funds.
Le conseguenze? Gli Stati Uniti finirono in recessione e in seguito si trovarono ad affrontare un decennio per nulla facile.
Cosa dice Vanguard in proposito
Quindi, che cosa si può capire da quanto accaduto negli anni ’60? Prima di tutto, che i tassi di interesse debbano essere tenuti sopra al livello del tasso d’inflazione per almeno un anno per scongiurare il rischio di un carovita.
Un’altra lezione importante è che il tasso neutrale, cioè quello al quale la politica monetaria né stimola né limita l’economia, è spesso più alto rispetto alle previsioni.
Il terzo, è che è importante dare il giusto peso al mercato del lavoro. Il suo equilibrio, infatti, è la chiave di tutto. Il rapporto tra offerte di lavoro e numero di disoccupati dovrebbe essere pari ad 1 affinché l’economia rimanga in salute.
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