Cosa accade alla domanda di pensione per chi ha debiti con l’INPS

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Un contribuente può avere debiti con l’INPS per almeno due o tre ragioni. Infatti c’è chi non ha provveduto a versare i contributi a terzi, come è il caso del contribuente che ha assunto una colf o una badante. E poi c’è il contribuente che non ha restituito all’INPS soldi che ha percepito indebitamente, come può essere per esempio una mensilità di NASPI o un reddito di cittadinanza più alto di quello effettivamente spettante. Il caso più delicato però riguarda senza dubbio il mancato versamento dei propri contributi. Una cosa in cui possono incappare i lavoratori autonomi e a Partita IVA. In questo caso la situazione è più seria rispetto agli altri casi, non fosse altro perché i contributi servono per poter andare in pensione e poi per poter ottenere il giusto assegno previdenziale. Il mancato pagamento dei propri contributi può mettere il diretto interessato dinnanzi a 3 differenti problematiche.

C’è chi ha molti anni di contributi e non ne ha versato solo qualcuno, riuscendo comunque a superare le soglie per accedere alla pensione. C’è chi invece ha contributi minimi a tal punto che il diritto alla pensione non è ancora maturato. E poi c’è chi la pensione già la percepisce. Ogni caso è a se stante, ed espone il diretto interessato a diverse conseguenze. L’unica certezza è che i contributi non versati prima o poi andranno pagati.

Il diritto alla pensione non si perde nonostante il mancato versamento dei contributi

Scopriamo la risposta a chi si chiede cosa accade alla domanda di pensione se ci sono debiti contributivi. Chi nonostante abbia mancato di completare il versamento dei propri contributi previdenziali, ne ha a sufficienza per accedere alla pensione, non rischia di rimanere tagliato fuori dalle misure pensionistiche. Chi ha 20 anni di contributi e 67 anni di età, anche se ha pendenze nei confronti dell’INPS, la pensione potrà comunque percepirla. Lo stesso per chi ha maturato tutti i 42 anni e 10 mesi per la pensione di vecchiaia, i 41 anni per la Quota 41 e così via. L’INPS non può respingere una domanda di pensione per il solo fatto che un lavoratore ha maturato periodi di contribuzione non versati.

Cosa accade alla domanda di pensione se i mancati versamenti incidono sul diritto alla prestazione

L’INPS respingerà la domanda di pensione ad un richiedente che ha debiti nei suoi confronti, ma non per i debiti in quanto tali, quanto piuttosto perché da questi debiti nasce una carenza contributiva decisiva per le sorti della domanda. Esattamente il caso opposto di quello citato nel paragrafo precedente. Se un lavoratore ha omesso un anno di versamenti contributivi e si trova a 19 anni di contributi versati, non potrà andare in pensione con la quiescenza di vecchiaia. E se ne ha 40 non potrà andarci con quota 41. Sono solo tipici esempi di soggetti che non avendo versato contributi, non arrivano a maturare il diritto alla prestazione.

In questi casi per poter accedere alla pensione occorrerà prima azzerare la pendenza, pagando il debito. E se il tempo stringe, cioè se l’età pensionabile è già maturata o si maturerà presto, sarebbe opportuno pagare tutto insieme ed in unica soluzione. Infatti la domanda di pensione potrà essere accolta dall’INPS solo se l’intero periodo di contribuzione precedentemente omesso sarà saldato. Non si può andare in pensione semplicemente pagando qualche rata di un piano di dilazione che l’INPS precedentemente ha concesso. Solo al pagamento dell’ultima rata il lavoratore potrà ottenere la pensione.

I debiti INPS per chi è già in pensione

Cosa accade alla domanda di pensione se ci sono debiti contributivi? La pensione può essere lo stesso percepita per chi nonostante l’omissione contributiva ha maturato il diritto ad un trattamento pensionistico. Ma l’INPS resta sempre a credito nei suoi confronti. E pertanto, potrà iniziare a chiedere al diretto interessato la restituzione del dovuto. L’Istituto in genere opera con trattenute mensili sulla pensione erogata, e quindi il pensionato si troverà un taglio di pensione mese per mese fino alla soddisfazione del credito dell’INPS. Sempre che nel frattempo il tutto non sia passato al concessionario alla riscossione. Se l’omissione contributiva è diventata cartella esattoriale, si può arrivare anche al pignoramento della pensione, o meglio di una parte della pensione che eccede il minimo vitale.

Cosa accade dopo aver pagato i vecchi contributi?

Va detto anche che se anche dopo la pensione un lavoratore paga i contributi precedentemente evasi, ha diritto a utilizzarli per il ricalcolo della pensione. In parole povere, dopo aver chiuso la situazione debitoria il lavoratore dovrà chiedere all’INPS di inserire nel calcolo della liquidazione della pensione, anche quei nuovi versamenti. Alla pari dei versamenti successivi alla pensione, anche quelli provenienti da debiti pregressi possono tornare utili. Infatti anche se non lo erano per il diritto alla pensione, lo saranno per il nuovo importo della prestazione.

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