Il desiderio di smettere di lavorare e di conseguire la pensione potrebbe essere talmente pressante da indurre a valutare se conviene pagare i contributi volontari. Una corretta e ponderata valutazione dei costi e dei benefici metterebbe chi anela al raggiungimento del trattamento pensionistico nelle condizioni di compiere la scelta più conveniente. Non bisogna difatti sottovalutare l’impegno economico che richiede il versamento della contribuzione volontaria.
Se l’età pensionabile è ancora distante occorre armarsi di buon senso e valutare l’effettiva convenienza di versamenti che potrebbero rivelarsi onerosi. Una condizione ideale coinciderebbe con la possibilità di sospendere definitivamente la propria attività lavorativa e godersi un lungo e meritato periodo si riposo. Purtroppo non è semplice né possibile determinare con certezza se e quando conviene smettere di lavorare e pagare i contributi volontari per la pensione.
Ogni storia lavorativa merita una valutazione a sé stante, così come la condizione reddituale rende possibile o meno la contribuzione volontaria. A ciò si aggiungano i requisiti che l’Istituto di previdenza sociale richiede a chi intende procedere con il versamento volontario. Chiunque aspira alla pensione deve difatti inoltrare specifica domanda all’Inps ed attendere la relativa autorizzazione per avviare la contribuzione volontaria.
La circolare Inps n. 33/2020
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Con cadenza annuale l’Istituto di previdenza sociale provvede a determinare i valori di retribuzione che tornano indispensabili ai fini della contribuzione volontaria. Ciò perché è proprio col variare dei valori di retribuzione che cambia l’ammontare dei versamenti cui il contribuente è tenuto. Nella circolare n. 33 l’Inps ha individuato “nella misura dello 0,5% la variazione percentuale nell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati”.
Conviene smettere di lavorare e pagare i contributi volontari per la pensione?
Nella circolare Inps n. 33/2020 figura l’adeguamento del valore della retribuzione volontaria sulla scorta del mutato indice Istat per il 2020. Il contribuente ha così modo di conoscere l’importo da versare per garantire prosecuzione al trattamento previdenziale. I costi da preventivare per l’intera annualità del 2020 partono da una soglia minima di 3.538,91 euro e variano a seconda del fondo a cui si è iscritti.
L’aspirante pensionato che deve valutare la convenienza di una definitiva cessazione della propria attività lavorativa dovrà pertanto formulare simulazioni di calcolo. L’eventuale convenienza di versare a proprie spese i contributi emergerà dai calcoli e da valutazioni di carattere squisitamente personale. Di sicuro, fra i vantaggi della contribuzione volontaria rientra la possibilità di portarli in detrazione dal reddito imponibile nel loro ammontare complessivo.