Nelle scorse settimane sul sito di Poste Italiane era comparso un avviso in merito ad alcuni buoni fruttiferi postali (BFP). La comunicazione era rivolta ai titolari di titoli cartacei prescritti durante lo stato di emergenza Covid 19.
In sostanza, i possessori di questi buoni hanno più tempo per l’incasso dopo la loro scadenza. Vediamo di capirne di più, dunque controlliamo questa data dei questi buoni fruttiferi postali in possesso per valutare 3 strategie vincenti.
Il contenuto del’avviso di Poste
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Al fine di venire incontro alla popolazione, il legislatore ha previsto una dilazione dei termini per la riscossione dei BFP. Lo afferma l’articolo 34, comma 3, del D.L. n. 34 del 19 maggio 2020.
In esso si legge che i BFP sono esigibili dai sottoscrittori o dagli aventi causa entro due mesi successivi al termine dello stato di emergenza. Ma solo per i buoni il cui termine di prescrizione cade appunto nel periodo di emergenza deliberato dal Consiglio dei Ministri il 31 gennaio 2020.
Quindi la loro esigibilità scadrà il prossimo 30 settembre 2021.
Alcune precisazione in merito ai buoni fruttiferi postali
Ancora altre due velocissime precisazioni.
La scadenza dei buoni coincide dal giorno a partire dal quale essi non producono più interessi attivi. La prescrizione invece chiama in causa la data a partire dalla quale essi non sono più esigibili, cioè non più rimborsabili.
Il secondo appunto da fare è che questa precisazione sul 30 settembre non vale per i titolari dei titoli del tipo dematerializzato. In questo caso, infatti, il rimborso avviene in automatico alla scadenza. I BFP sono collegati o a un libretto postale o al c/c BancoPosta e tutto avviene in sicurezza e in automatico.
Diverso invece il discorso per il titolare del BFP cartaceo, che deve presentare materialmente il titolo allo sportello per il relativo incasso.
Quindi controlliamo questa data dei questi buoni fruttiferi postali in possesso per valutare 3 strategie vincenti
Ora, tranne nel caso in cui il montante dovesse servire per una spesa, poi tra 70 giorni si porrà il problema di come reinvestire le somme incassate.
A spanne si possono aprire tre macro strategie.
La prima è quella di ricercare un altro prodotto sul reddito fisso che dia modo di proteggere il capitale e ottenere una remunerazione. Ad esempio abbiamo visto cosa scegliere tra BFP e BTP in base al periodo di tempo dell’investimento e assicurarsi il massimo guadagno.
Sempre in tema di buoni fruttiferi, invece, al momento la migliore soluzione è il buono a 16 anni ma a patto di stare attenti a questa particolarità.
Una seconda opzione potrebbe essere invece quella di sfruttare la forza dei mercati nel lungo periodo. Con l’inflazione galoppante di questi mesi, infatti, il reddito fisso in poche circostanze copre dal carovita e commissioni, e non ripaga il rischio. In sostanza, spesso è un investimento in cui si limitano solo le perdite.
Per chi cerca spunti operativi fai-da-te per investire sui mercati, ecco in quest’articolo un ottimo punto di partenza.
Infine, la terza strada rimanda alla consulenza, possibilmente indipendente e priva di qualunque tipo di conflitto d’interessi.