«Non l’abbiamo fatto per la poltrona». Il riferimento di Giuseppe Conte alla crisi di Governo Draghi in un bagno di folla nella tappa campana di stamane ad Avellino. Un bagno di folla per l’ex premier che si lascia sporcare dalla calca con singolare naturalezza. Anziani, giovani (molti), donne e cittadini comuni. Ma anche qualche bambino stipato tra la folla e malati. Un’ovazione popolare che raramente si vede intorno ad un leader politico. Sembra quasi di essere parte di un pellegrinaggio dove accorrono tutti. In modo ostinato, caparbio, sfidando il maltempo e la ressa che persiste in piedi per un paio d’ore e più.
Uno tra gli altri nel bagno di folla
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E Giuseppe Conte si barcamena con naturalezza in questa confusione, in questo marasma sociale che è sintomo di un Paese in ginocchio. Anemico e senza vigore. I motivi di questa scansione popolare sono difficili da definire ma non si può che constatare il dato empirico. La dimensione della piazza (che poi è il corso della città). La pancia del popolo urla, stride, piange. Una signora piange. È la fotografia che non esce nelle foto, è la varietà della massa che scende in strada.
I contenuti dell’intervento
Il Presidente pentastellato ricorda gli impegni assunti nel 2018 e portati a termine. Dal superbonus, al reddito di cittadinanza. Ma anche «legge anticorruzione, reato di stampo politico mafioso, taglio dei parlamentari, vitalizi». E la possibilità di «parlare guardandovi negli occhi – dice – perché abbiamo realizzato l’80% dei nostri propositi». Con lui a fare gli onori di casa gli onorevoli Carlo Sibilia e Michele Gubitosa. E poi quasi a leggere nella mente di alcuni, l’avvocato spiega perché il dissenso al Governo Draghi.
Conte in strada, il reddito rimane la gente urla e «il Governo spende in armi»
Il leader del Movimento fa memoria di diversi momenti di difficoltà e «crisi sfiorata, non per la volontà di far cadere il Governo come alcuni dicono, ma perchè avevamo intuito che stavamo andando verso il baratro». Dalla riforma Cartabia, alla risoluzione per le armi all’Ucraina. «Miliardi di euro, 10-15 miliardi di euro per le armi all’Ucraina quando, nel frattempo, l’inflazione già era al 2% con tanto di caro energia». E qui la chiosa al Governo per non aver informato il Paese attraverso il Parlamento di quanto «accade a livello internazionale dopo mesi di guerra». Quindi i no del Movimento 5 Stelle sono dinieghi motivati da «scelte di coerenze» perché c’era un’agenda da seguire che poi «è cambiata». E rispetto a quanti ritengono che il Movimento sia espressione di un complottismo, Conte chiarisce «noi non perdiamo ordini da nessuno».
Il reddito di cittadinanza
Conte in strada, il reddito rimane quasi in coda. Nel merito, un rapido passaggio in cui il pentastellato afferma la faciloneria con cui i partiti rivali attaccano tale misura, che rimarrà e sarà migliorata nell’assegnazione. In barba, dunque, con quanto dicono i competitor e in particolare Fratelli d’Italia. Il partito della Meloni ritiene infatti si tratti di un modo discutibile per creare consenso politico utilizzando situazioni di disagio.
Il grande assente che fa più rumore di tutti
Manca Di Maio chiaramente, che non fa parte più del Movimento. Conte non ne parla ma ne discute la gente, che lo vede nello stesso luogo qualche anno prima. E sulla coerenza e la capacità di resilienza dell’ex premier (che pure all’interno del Movimento ha vissuto non pochi momenti di combutta), la gente in strada è dalla sua.
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