L’ultimo a mostrare la stessa foga, quella che ti fa gonfiare le vene nel collo, è Matteo Renzi quando in lizza per la Presidenza della Repubblica spunta il nome di Elisabetta Belloni. Che poi naufraga nel giro di poche ore riportando Renzi in uno stato di calma. Adesso tocca a Giuseppe Conte che davvero batte i pugni sul tavolo. L’elezione di Stefania Craxi alla Presidenza della Commissione Esteri del Senato, fa balzare il Movimento e Giuseppe Conte in particolare.
Segno «più» per il centrodestra
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Stefania prende il posto del grillino Vito Petrocelli, ormai a casa per le posizioni filo-putiniane. Conte si rammarica del fatto che al suo posto non subentri un altro nome del Movimento e teme anche che tale considerazione gli venga rinfacciata dai suoi. Probabilmente l’elezione effetto sorpresa lascia l’amaro in bocca e fa superare ogni limite al buon senso che pure si conviene per chi ricopre un incarico istituzionale. Craxi alla Commissione Esteri fa pensare ad una certa (ritrovata, forse) sintonia all’interno del centrodestra che sul nome di Stefania agisce in modo unanime e compatto. Così il Movimento mostra tutti i suoi nervi scoperti e Conte guastafeste monta l’ira verso Draghi. Già c’erano motivi di disappunto, come la questione balneari, il termovalorizzatore, le armi all’Ucraina. Adesso la sconfitta per l’incarico prestigioso al Senato. E la furia aumenta.
Conte guastafeste, monta l’ira per l’elezione di Stefania Craxi e il Movimento in fiacca è sempre più diviso
Nessuna replica da parte del Presidente del Consiglio Mario Draghi non fosse altro per non generare un effetto panna montata sempre più gonfio. Quel che pare emergere è l’ulteriore indebolimento dei pentastellati che se non lasciano il Governo, secondo alcuni, è solo per non perdere la poltrona. Oltre al lauto compenso. Persino Stefania Craxi coglie la fiacca contiana e suggerisce all’avvocato di «parlare con Luigi Di Maio».
Un modo per affondare il coltello nella piaga sanguinante da troppe settimane ormai. Così potrebbe essere probabile un altro incontro-dialogo tra Draghi e Conte ma a poco serve se Conte e Di Maio in primis non si guardano in faccia. Sembrano procedere su un binario con due rette parallele che non s’incrociano mai. Ognuno per la sua strada finché Elezioni 2023 non ci separi (ufficialmente). E deve andare bene per arrivarci al 2023.
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