Contagiati dal coronavirus a lavoro: cosa fare per tutelarsi?

Contagiati dal coronavirus a lavoro

In Italia le persone contagiate sono oltre 150mila. Tra questi ci sono molti che probabilmente sono rimasti contagiati dal coronavirus a lavoro. L’Inail per chiarire ogni dubbio su come avere il riconoscimento ha predisposto una sezione apposita sul sito ufficiale per come compilare la certificazione medica e sulla tutela.

Cosa fa il medico

Il medico di base compila il certificato del lavoratore in base a ciò che gli riscontra all’atto della visita. Quindi non ci sarà nessun modulo diverso per chi è stato contagiato dal coronavirus a lavoro. Andrà compilata la certificazione di malattia redatta su modulistica Inps come sempre. Questo chiarimento si è reso utile soprattutto per coloro che sono rimasti contagiati dal coronavirus a lavoro nel primo periodo di diffusione. Successivamente che sono subentrate nuove normative, l’Inail ha ritenuto che quel documento già è utile per l’apertura della pratica.

Una volta aperta la pratica da contagio

Nel caso in cui il lavoratore vuole farsi riconoscere che il contagio da coronavirus è avvenuto a lavoro deve presentare la documentazione utile e tutto ciò che possa essere necessario a ricondurre all’infezione.

Come l’Inail riconosce l’infezione

L’Inail una volta aperta la pratica e riscontra che effettivamente l’infezione è stata presa sul luogo di lavoro, dalla data presente sul certificato redatto dal medico fa partire le prestazioni. A supporto del periodo fa fede sia il certificato medico che la denuncia di infortunio trasmessa dal datore di lavoro.

Cosa si intende per contagiati dal coronavirus a lavoro

La tutela dell’Inail subentra quando l’infezione è stata presa sul luogo di lavoro e anche nel caso in cui sia avvenuto nel percorso di andata e ritorno tra la casa e il luogo di lavoro.

La mancanza dell’origine professionale fa rientrare i casi di infezione sotto altre forme di protezione che non rientrano nella sfera di competenza dell’Inail. È il caso, per esempio, della cosiddetta “malattia comune”, tutelata dall’Inps perché non connessa allo svolgimento di un’attività lavorativa.

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