Probabilmente è uno dei provvedimenti più attesi dalla popolazione italiana. Soprattutto visto il grande tasso di indebitamento che la popolazione ha oggi. Parliamo naturalmente del provvedimento di condono e sanatoria delle cartelle esattoriali che il Governo Meloni ha inserito nella Legge di Bilancio.
La tregua fiscale di cui da settimane si parla, e che per alcuni versi ha ricevuto il parere negativo anche da Bruxelles, farà capolino nel 2023 e interesserà una moltitudine di contribuenti che hanno problemi con il Fisco e con gli altri Enti, tanto statali che locali. E molte delle cartelle dei contribuenti potrebbero davvero essere cancellate. Mentre altre cartelle potrebbero essere scontate. Ma come funzionerà la sanatoria e quali sono le problematiche che i contribuenti chiedono di risolvere in vista dell’avvio delle procedure?
Condono e sanatoria delle cartelle esattoriali, di cosa si tratta?
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Il primo e più importante provvedimento che entra dentro questi condoni e sanatorie delle cartelle esattoriali è senza dubbio la cancellazione d’ufficio delle cartelle più obsolete e meno elevate come importo. Ad esclusione delle cartelle relative alle tasse locali a carico dei Comuni, tutte le altre cartelle diventate ruolo entro il 2015, se di importo al di sotto dei 1.000 euro, finiranno con l’essere cancellate. Ciò senza domanda alcuna da parte del contribuente. Sono escluse anche le multe che, sempre a vantaggio dei Comuni, hanno comminato le Polizie Locali.
Parlare per ipotesi è necessario, anche perché alcuni aspetti della sanatoria saranno risolti probabilmente solo dalle FAQ (Frequently Asked Questions) che l’Agenzia delle Entrate Riscossione riceverà copiose senza dubbio. Resta il fatto che dopo la cancellazione delle cartelle prevista dal Governo Conte con uno dei Decreti Sostegni, che arrivò alle cartelle sotto 1.000 euro fino al 2010, ecco la nuova versione. E la cancellazione così arriva al 2015.
Le rate delle vecchie rottamazioni e la loro fine con nuova cancellazione
Parlando ancora per ipotesi, è facile ipotizzare che anche le cartelle che un contribuente ha inserito nella rottamazione precedente, se adesso rientrano nella cancellazione d’ufficio delle cartelle, finiranno con l’essere azzerate. Naturalmente ciò che i contribuenti hanno già pagato con le rate della rottamazione ter, per esempio, resterà pagato e non rimborsabile. La rottamazione bis del 2021 infatti prevedeva sconti su interessi e sanzioni per le cartelle affidate all’agente della riscossione fino al 2016. La rottamazione ter del 2022 invece prevedeva gli stessi vantaggi, ma per le cartelle fino al 2017.
La nuova rottamazione invece arriva fino al 30 giugno 2022. Ma è evidente che nelle vecchie rottamazioni, così come nei vecchi piani rateali ordinari che i contribuenti magari avevano spuntato, rientrano cartelle che adesso finiscono nella cancellazione d’ufficio. Questo perché inferiori a 1.000 euro e fino al 2015. La linea che dovrebbe seguire il Governo, sempre per ipotesi e al netto di diverse interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, è quella dell’eliminazione di queste cartelle. Si provvederà alla cancellazione anche dei loro residui da versare, dai vecchi piani ottenuti, siano essi da vecchie rottamazioni o da semplici rateizzazioni.