A gennaio 2023 entreranno in vigore tutte le novità contenute nella Legge di Bilancio. Ma la novità più attesa è la perequazione delle pensioni all’inflazione 2022. Essa porterà un corposo aumento dei trattamenti già liquidati, che dovranno essere adeguati al costo della vita. Ma l’adeguamento non sarà per tutti al 100% e c’è anche chi ci rimette. Vediamo chi non rientra nella perequazione al 100% quanto ci va a perdere.
Una delle novità più attese a gennaio 2023 è sicuramente la perequazione delle pensioni. Che quest’anno, per fortuna o per sfortuna, sarà molto ricca. Per fortuna di chi godrà dell’aumento, ma sempre ricordando che l’aumento deriva dall’inflazione e, quindi, da un aumento del costo della vita. La perequazione, in ogni caso, non sarà per tutti uguale. E mentre per le pensioni minime ci sarà una rivalutazione del 120%, ci saranno altri pensionati che dovranno accontentarsi di percentuali molto più basse. Con la perequazione pensioni di gennaio, già in parte anticipata ad ottobre, quanto ci andranno a perdere alcuni pensionati? Andiamo a fare i conti.
L’aumento delle minime
Indice dei contenuti
La rivalutazione delle pensioni nel 2023 seguirà delle regole diverse. Come lo scorso anno, ci saranno le pensioni fino 2.100 euro che avranno un aumento con adeguamento del 7,3%. Per le pensioni più basse, però, si è pensato ad una rivalutazione maggiore che diventa dell’8,7%.
L’importo maggiorato, però, non riguarderà tutti i trattamenti INPS di importo molto basso, ma sarà solo per le pensioni minime. Ovvero per chi ha una pensione integrata al trattamento minimo. I meccanismi, poi, saranno più chiari una volta pubblicata la Legge di Bilancio.
Con la perequazione pensioni di gennaio c’è anche chi va a perderci
La rivalutazione al 100%, ovvero del 7,3%, spetterà però soltanto a chi ha una pensione lorda fino a 2.100 euro. Per tutti gli altri pensionati la perequazione sarà in percentuale minore. Ma quanto minore? Ci saranno ben 6 fasce di rivalutazione con tagli sull’aumento e ci sarà chi ci rimette di più e chi di meno.
In ogni caso chi ha pensioni che superano i 2.100 euro non avrà diritto all’aumento intero. Poiché spetta solo ai trattamenti non superiori a 4 volte il trattamento minimo INPS. Le rivalutazioni tagliate riguardano circa 3 milioni di pensionati che avranno perdite sull’aumento.
- per pensioni con importo tra 2.100 e 2.626 euro la perdita sull’aumento è di circa 18 euro al mese (20% in meno);
- per pensioni con importo tra 2.626 e 3.150 euro la perdita sulla rivalutazione è del 45%;
- per pensioni con importo tra 3.150 e 4.200 euro la perdita sull’aumento è del 50%;
- per pensioni con importo tra 4.200 e 5.250 euro la perdita sull’aumento è del 65%.
Si tratta di perdite piuttosto ingenti se si pensa che con il vecchio sistema solo quest’ultima fascia perdeva il 25% dell’aumento soltanto.