Con la nuova Quota 100 via paletti e limitazioni e pensioni più facili per molti

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È dal 31 dicembre 2021 che il sistema previdenziale italiano non ha più al suo interno la pensione con la Quota 100. Infatti dopo tre anni di sperimentazione di questa particolare misura previdenziale, nel 2022 è stata introdotta la Quota 102. Adesso però con la nascita del nuovo Governo e con la necessità di modifiche alle pensioni nella Legge di Bilancio, ecco che ricompare come d’incanto, ancora una volta, la Quota 100. Effettivamente questa misura è stata fortemente voluta all’epoca del primo Governo Conte, dalla Lega di Matteo Salvini che allora era Vicepremier. Ed anche adesso col nuovo Governo Meloni, la Lega è nella maggioranza e Matteo Salvini è ancora Vice Presidente del Consiglio. Saranno semplicemente coincidenze, ma il fatto che torni in auge la Quota 100, anche se adesso è solo un’ipotesi, lascia ben sperare per quanti in questa misura vedono la via per uscire dal mondo del lavoro.

Differenze tra vecchia e nuova Quota 100

Ma è vietato fare paragoni tra la vecchia e la nuova Quota 100. Infatti quella che dovrebbe varare il nuovo Governo sarebbe una misura diversa dalla precedente. E per certi versi più favorevole ai lavoratori. Infatti sarà dotata di maggiore flessibilità rispetto alla precedente versione e prevederà una carriera contributiva inferiore. Ad oggi sono tutte voci e indiscrezioni, ma questa nuova Quota 100 flessibile potrebbe riuscire nell’intento di mandare in pensione più persone rispetto alla precedente. Verrebbe meno la rigidità della vecchia misura, che effettivamente ha impedito a molti potenziali beneficiari di centrarla.

Perché la vecchia Quota 100 non ha funzionato del tutto

La Quota 100 a cui gli italiani si erano abituati dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2021, e quindi per i tre anni di sperimentazione, era una misura piuttosto rigida. Si partiva come al solito da un’età minima di uscita fissata a 62 anni e piuttosto rigida. Ma difficilmente completabile era soprattutto la soglia contributiva. Il limite di 38 anni infatti è diventato un muro insormontabile per molti lavoratori che di fatto non hanno beneficiato della misura in questi anni.

Un lavoratore poteva avere anche 63, 64 o 65 anni di età, ma senza aver raggiunto i 38 anni di contributi versati, la pensione con Quota 100 non poteva essere fruita. Ed anche i 35 anni effettivi da lavoro erano un paletto pesante. Infatti come per le pensioni anticipate ordinarie o per la Quota 41, anche con la Quota 100, ben 35 anni di contributi sui 38 necessari dovevano essere effettivi da lavoro e quindi senza i figurativi da disoccupazione INPS o da malattia.

La nuova Quota 100, più combinazioni e meno paletti

Con la nuova Quota 100 via paletti e limitazioni. Si allargherebbero così le maglie del sistema previdenziale italiano. Innanzitutto perché la soglia dei 38 anni di contributi versati scenderebbe a 35. E questo sarebbe il punto fondamentale, perché la nuova Quota 100 potrebbe mandare in pensione sempre coloro i quali hanno 35 anni di contributi versati. Ma al salire della contribuzione versata scenderebbe l’età di uscita. Infatti con 36 anni di contributi potrebbero andare in pensione anche coloro che hanno 64 anni di età. Allo stesso modo con 37 anni di contributi versati potrebbero uscire quelli che hanno 63 anni di età. In pratica l’età di uscita diventerebbe flessibile, e resterebbe fisso soltanto il requisito minimo contributivo dei 35 anni.

Con la nuova Quota 100 via paletti e limitazioni, soprattutto sui contributi

Adesso per il varo di questa misura bisogna aspettare come dicevamo la Legge di Bilancio. Se davvero sarà questa la strada intrapresa dal Governo, bisognerà verificare quali sarebbero le penalizzazioni a cui saranno chiamati i lavoratori che uscirebbero con la nuova misura. Perché non è escluso che ai lavoratori verrà imposta una penalizzazione di assegno, o con taglio lineare tra il 2% e il 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età, oppure con una rivisitazione contributiva nella loro carriera lavorativa. Una penalizzazione aggiuntiva rispetto al taglio che già subirebbero per via dei coefficienti di trasformazione.

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