Il Governo guidato dalla premier e leader di Fdi Giorgia Meloni è intervenuto non su una, ma su ben tre flat tax. Da quella per le Partite IVA alla tassa piatta incrementale, passando per la flat tax sui premi di produttività. Vediamo come funziona quest’ultima, ed anche perché i Sindacati non sono per nulla soddisfatti di una misura che presenta delle criticità e delle limitazioni. Ecco quali.
C’è una tassa piatta che, a partire dal 2023, sarà ancora più vantaggiosa grazie alla decisione del Governo Meloni di ridurre della metà il prelievo fiscale. Si tratta, nello specifico, della tassazione sui premi di produttività che passerà dal 10% ad un’aliquota secca del 5%.
Una buona notizia, quindi, per i lavoratori dipendenti ma non per tutti. E questo perché in Italia i beneficiari dei premi di produttività sono circa il 16% su un totale di oltre 23 milioni di lavoratori dipendenti.
Con il Bonus produttività la cedolare secca passa dal 10% del 2022 al 5% nel 2023
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Precisamente, i beneficiari della misura saranno circa 3,7 milioni. E quasi tre lavoratori su quattro risiedono nel Nord Italia. Anche per questo i Sindacati di CGIL, CISL e UIL chiedono di più anche su questo fronte. Ovverosia l’azzeramento totale della tassazione sui premi di produttività, e pure l’estensione della platea dei beneficiari.
Con il Bonus produttività, come sopra accennato, il Governo Meloni è intervenuto su una delle tre flat tax. La seconda è rappresentata dalla tassa piatta incrementale, e la terza flat tax prevede, per le Partite IVA dal 2023, l’innalzamento della soglia dei ricavi o dei compensi da 65.000 a 85.000 euro. Per poi innalzare ulteriormente la soglia fino a 100.000 euro. Magari a partire dal 2024.
Perché la platea dei beneficiari della tassa piatta in busta paga è molto bassa
La platea dei beneficiari della tassa piatta in busta paga è molto bassa in quanto i premi di produttività non rientrano nella contrattazione nazionale. Ma sono riconducibili a contratti aziendali ed a contratti che sono stipulati su base territoriale.
Precisamente, su un totale di circa 3,7 milioni di lavoratori interessati, come sopra accennato, quasi 920 mila sono i contratti territoriali per altrettanti lavoratori, e poi più di 2,8 milioni sono i lavoratori che beneficiano di premi di produttività che sono collegati ai contratti aziendali.
Invece, considerando i tre Sindacati che sono rappresentati dalla CGIL, dalla CISL e dalla UIL, la tassazione agevolata sui premi di produttività andrebbe ad interessare ben 12,5 milioni di lavoratori dipendenti. Ovverosia ben oltre la metà del totale.