Quando un lavoratore arriva a sottoporsi ad una visita di riconoscimento di invalidità civile significa che ha dei problemi di salute. E che molto spesso questi ultimi, gli rendono faticosa la mansione lavorativa che svolge. L’iter burocratico cui si sottopone per il riconoscimento dell’invalidità, quindi, è una sorta di viaggio della “speranza”. Quella di poter avere qualche aiuto da parte dello stato per la patologia di cui si soffre. E magari avere la possibilità di avere una via di uscita anticipata dal mondo del lavoro. Ma con il 55% di invalidità c’è diritto all’anticipo pensionistico?
Non sempre la percentuale rispecchia lo stato di salute
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Non sempre, pur lo stato di salute non sia ottimo, è riconosciuta una percentuale di invalidità che dia diritto a riconoscimenti economici. O a pensionamenti anticipati. Basti pensare chi soffre di artrosi o artriti che sono malattie altamente invalidanti. E che solo raramente portano al riconoscimento di invalidità percentuali tali da permettere l’accesso alla pensione anticipata.
Molto spesso il disabile, quindi, si trova a dover sopportare dolori e disturbi senza avere nessun diritto sul lavoro. Se non quello, appunto, di essere assunto. Perché fino ad un certo grado l’invalidità permette solo di essere inseriti nelle cosiddette “categorie protette”. Quelle che dalle aziende con un certo numero di lavoratori, devono essere assunti obbligatoriamente.
Con il 55% di invalidità c’è diritto solo a un beneficio
A chi viene riconosciuta una invalidità del 55%, purtroppo, non spetta alcuna forma di pensionamento anticipato. Se non quelle riconosciute alla generalità dei lavoratori. Nessuna agevolazione e nessuno scivolo, quindi, per la pensione.
L’unico diritto che spetta a chi è stata riconosciuta un’invalidità del 55% è il congedo per cure di 30 giorni l’anno. Che ovviamente può essere richiesto solo per cure inerenti la patologia che ha portato al riconoscimento dell’invalidità. I 30 giorni possono essere richiesti in via continuativa, ma anche frazionati e devono essere opportunamente certificati. Per la certificazione basta una richiesta del proprio medico curante in cui richieda, appunto il ciclo di cura o terapia non rimandabile in altro momento.
Una volta fruito il congedo, poi, si deve fornire al proprio datore di lavoro la documentazione dell’avvenuta effettuazione delle cure. Per questo basta anche la documentazione rilasciata dalla struttura in cui sono state effettuate.
Quali sono i pensionamenti anticipati per invalidità?
Per andare in pensione prima per invalidità la percentuale minima è del 74%. Con questa percentuale si può accedere come invalidi ad APE sociale al compimento dei 63 anni e con 30 anni di contributi. Ma anche alla Quota 41 per lavoratori precoci con 41 anni di contributi. Ma in questo secondo caso occorre avere versato almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni di età.
Poi con l’80% di invalidità, ma solo per chi svolge il proprio lavoro nel settore privato, c’è la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata. E l’anticipo è di 11 anni per le donne che possono accedervi con 20 anni di contributi a 56 anni. E di 6 anni per gli uomini, che sempre con 20 anni di contributi, possono accedervi a 61 anni. In entrambi i casi è richiesta una finestra di attesa di 12 mesi per la decorrenza della pensione.
Ma c’è anche l’assegno ordinario
Anche se non si tratta di un vero e proprio pensionamento anticipato, con il 67% di invalidità si può accedere all’assegno ordinario di invalidità. Non è una pensione definitiva visto che ha valenza triennale e poi deve essere rinnovato. Ma essendo calcolato sui contributi versati potrebbe permettere al disabile anche di terminare la propria attività lavorativa. Visto che per il titolare di AOI, poi, potrebbero bastare solo 17 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia.