Quando si parla di tasse, la maggior parte delle famiglie e dei contribuenti italiani esprime il proprio dissenso. Il pensiero che accomuna quasi tutti è che le tasse in Italia siano troppe ed anche alte.
In effetti nel nostro Paese, purtroppo, il peso della tassazione continua ad essere tra i più alti nel panorama europeo.
Secondo un recente studio della CGIA di Mestre, la pressione fiscale del 2018 che si attestava sul 41,8% è salita nel 2020 al 43,1%. E sebbene sia giusto pagare le tasse, dall’Agenzia delle Entrate i dati parlano chiaro.
Ancor oggi, c’è chi non le paga. Ad esempio, è emerso che un italiano su due non paga l’IRPEF. Ossia l’imposta sul reddito delle persone fisiche che tutti i contribuenti, indipendentemente dall’attività esercitata, dovrebbero pagare. Nel 2019, il 49% dei contribuenti non ha pagato l’IRPEF.
Per molte imprese e per molte famiglie italiane, le tasse costituiscono davvero un grosso problema.
Eppure nonostante le difficoltà economiche, le pagano regolarmente.
Molte altre, invece, pur avendo le possibilità economiche, non lo fanno.
Spesso eludendo la legge e diventando così degli evasori fiscali.
L’evasione fiscale
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L’evasione fiscale seppur diminuita in base ai dati elaborati dal MEF, continua ad essere una costante anche della società moderna.
Sono ancora molti ancora i furbetti che per pagare meno tasse o per beneficiare di agevolazioni, sottoscrivono autocertificazioni non corrispondenti alla realtà.
Quest’oggi con i Consulenti di Diritto e Fisco di ProiezionidiBorsa, cercheremo di capire cosa succede a chi autocertifica la residenza fittizia nella seconda casa.
Con i nuovi e strategici controlli dei Comuni molte famiglie e contribuenti rischiano grosso per questa autocertificazione presentata negli ultimi 5 anni.
Le prime case
Molte persone per non pagare l’IMU, la tassa sulla casa, pongono in essere comportamenti assolutamente illegali.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Per la prima casa secondo la legge, è prevista l’esenzione dell’IMU.
Esenzione che spetta non solo quando l’abitazione non è classificata tra gli immobili di lusso non rientrando nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9.
Ma anche quando ricorrono queste altre due condizioni. La prima riguarda la residenza anagrafica che deve coincidere con l’abitazione per la quale si chiede l’esenzione.
La seconda condizione riguarda la dimora abituale.
Per poter beneficiare dell’agevolazione, il richiedente oltre ad avere la residenza anagrafica nella prima casa, deve viverci abitualmente.
Cosa accade invece? Che molte famiglie pur non rispettando le condizioni di cui sopra, usufruiscono dell’esenzione.
Tuttavia, la Corte di Cassazione con una recentissima ordinanza, la n. 29505/2021, è intervenuta dotando i Comuni di un’infallibile arma per limitare il fenomeno.
Con i nuovi e strategici controlli dei Comuni molte famiglie e contribuenti rischiano grosso per questa autocertificazione presentata negli ultimi 5 anni
Spesso capita che i coniugi siano entrambi proprietari di un immobile.
La legge riguardante l’IMU in questi casi, consente di non pagare l’imposta sull’abitazione principale.
Senonchè proprio per usufruire dell’esenzione su entrambi gli immobili, di fatto, accade quanto segue.
Ciascun coniuge oltre a fissare la residenza nell’immobile, dichiara, altresì, di viverci abitualmente. Continuando, invece, a vivere nell’abitazione familiare adibita a prima casa.
Chiaramente uno dei due coniugi, illecitamente, dichiara una dimora diversa da quella effettiva.
Le indagini sulle utenze
Grazie agli strategici controlli sulle utenze, i Comuni d’ora in poi, dispongono di nuovi strumenti utili a stanare i furbetti.
Potranno, infatti, richiedere alle società fornitrici di luce, acqua e gas, i consumi effettivi degli immobili.
I bassi consumi di energia, di acqua o di gas dimostreranno inequivocabilmente il venir meno di una delle due condizioni per poter usufruire dell’agevolazione.
Per cui al di là delle gravi conseguenze penali, civili ed amministrative previste in questi casi, i Comuni potranno recuperare l’IMU degli ultimi 5 anni non versati per la prima casa falsa.