Seguire uno stile di vita attivo e un’alimentazione sana ed equilibrata sono le regole fondamentali per sentirsi in forma e proteggersi da tantissimi disturbi. Consumare prevalentemente cibi grassi insieme all’essere sedentario infatti può causare seri problemi alla salute cardiovascolare e non solo. Uno squilibrio tra apporto e consumo energetico può portare con il tempo all’obesità. L’obesità è una malattia che si caratterizza proprio per questo accumulo patologico di grasso corporeo, con notevoli conseguenze sull’organismo e sulla qualità della vita.
Il sovrappeso e l’obesità sono fattori di rischio per diverse malattie croniche e sono tra i maggiori problemi per la salute pubblica a livello mondiale. A seconda dell’indice di massa corporea (IMC) si differenziano sovrappeso e obesità. Si è obesi quando l’IMC è uguale o superiore a 30. Qualora l’IMC sia 40 e oltre si è in presenza di un’obesità estrema. L’obesità può avere un impatto negativo sul normale svolgimento delle attività quotidiane, portando affanno, disturbi del sonno, sudorazione eccessiva, dolori alla schiena, ginocchia e anche. Oltre a diabete, apnee notturne, pressione alta e patologie cardiovascolari.
Con i chili in più e questa certificazione, l’INPS riconosce 290 euro al mese, oltre alle agevolazioni della Legge 104
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L’obesità, inoltre, è inserita nelle linee guida dell’INPS tra le patologie che possono determinare l’invalidità. Tuttavia, la percentuale riconosciuta nelle tabelle per l’obesità con indice di massa corporea tra 35-39 è del 20%. Mentre con l’indice di massa corporea maggiore o pari a 40, la percentuale va dal 31% al 40%. Queste percentuali non danno diritto ad una prestazione economica, ma soltanto ad alcune agevolazioni. Ad esempio dal 34% si ha diritto ad ausili connessi alla patologia. Ma secondo la Giurisprudenza può essere riconosciuta una percentuale più elevata, che dà diritto all’indennità mensile, allorché dall’esame della Commissione Medica si rilevi un’invalidità grave. Con i chili in più e questa certificazione, l’Istituto previdenziale potrebbe infatti riconoscere una percentuale più alta che dà diritto a 290 euro al mese. Esattamente come avviene per altre patologie, ad esempio quelle riguardanti l’apparato digerente.
In particolare una recente Ordinanza della Cassazione ha dichiarato che l’obesità dà diritto alla pensione di invalidità perché riconosciuta malattia permanente. In primo grado il CTU aveva riconosciuto un’invalidità pari al 74%, a causa delle diverse patologie causate dalla malattia. Senonché il Tribunale non aveva condiviso tale parere rigettando il ricorso presentato dall’interessato. Quest’ultimo, pertanto aveva presentato ricorso per Cassazione. La Suprema Corte, contrariamente al Tribunale, ha ritenuto l’obesità, ai fini del riconoscimento dell’invalidità, una malattia permanente. La patologia deve essere valutata in maniera globale e complessiva soprattutto se concorre con altre malattie e alterazioni funzionali. L’obesità connessa ad un regime dietetico sbagliato assume la connotazione dell’infermità invalidante, a prescindere dalla possibilità di cure, non essendo prevedibile la percentuale di guaribilità.
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