Negli ultimi decenni lo sviluppo delle scienze comportamentali hanno portato nuovi approfondimenti su come agisce l’uomo e su quali siano le distorsioni comportamentali che lo rendono maggiormente incline ad errori.
Anche nel mondo dell’economia e della finanza avviene lo stesso. Nulla di nuovo sotto il sole, apparentemente. Già Adam Smith ragionava sui vizi e le virtù degli esseri umani, se non altro perché questi influenzano la legge della domanda e dell’offerta. Ma l’investitore dovrebbe provare a mettersi al riparo perlomeno dagli equivoci più diffusi. Infatti, comprendere la finanza comportamentale può farci risparmiare evitando gli errori clamorosi.
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Leggere “Finanza comportamentale. Scoprire gli errori che fanno perdere denaro” di Barbara Alemanno, Professore di Economia degli intermediari Finanziari presso l’Università di Genova e Affiliate Professor presso la Bocconi, può condurci alla ricerca se non del successo, quanto meno della consapevolezza di questi temi così economicamente impattanti. A brillare sono i capitoli dedicati agli errori comuni degli investitori, che sono anche i più accessibili nel linguaggio.
Perdere occasioni e denaro è dovuto perlopiù a distorsioni emotive e cognitive, basate su pregiudizi o alterazioni della realtà oggettiva. Una delle più comuni? Il prezzo della Commissione applicata negli strumenti di intermediazione e di investimento è espresso in dati percentuali. Dovrebbe apparire come un criterio sicuro per l’interpretazione di una spesa che, a differenza del rendimento, è certa. Eppure, nella realtà anche suffragata da esperimenti, non è così. L’investitore non da affidamento alla differenza tra 0,3 e 3% e che, in certi investimenti, può significare migliaia di euro di esborso. Sembra ovvio, ma anche saper riconoscere e comprendere indice TER (che sintetizza il valore complessivo della commissione applicate) può diventare determinante.
Comprendere la finanza comportamentale può farci risparmiare evitando gli errori clamorosi, ecco come
Il cosiddetto homo oeconomicus è quell’investitore che non si fa influenzare delle emozioni, e che per questo non commette degli errori; la sua razionalità riesce a salvarlo dai comportamenti improvvidi più diffusi e trattati nel libro: eccessivo ottimismo, scarsa considerazione dei dati macroeconomici, ricerca dei contesti vicini, tendenza a vendere troppo tardi titoli al ribasso e troppo presto titoli che guadagnano, sono tutti errori che riducono le nostre chance.
Peraltro, nessun investitore può aspirare alla perfezione, ma può lavorare sull’ottenimento del miglior portafoglio possibile in base alle proprie esigenze. E spesso tanto basterebbe. Basti ricordare l’esperienza del Professor Markowitz, citato nel libro: uno dei più celebri esperti nel mondo finanziario, nonché inventore della Moderna teoria del Portafoglio. Fece scalpore quando dichiarò che il segreto del proprio patrimonio previdenziale era composto per metà di azioni, e per metà di obbligazioni, senza preoccuparsi di come le obbligazioni fossero diversificate. Nel libro si comprende come questo fosse possibile, e soprattutto sul fatto che spesso può bastare mettersi al riparo dagli errori, senza dover necessariamente aspirare al concetto astratto di perfezione.
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