Come si sono comportati i mercati azionari americani prima e dopo le elezioni presidenziali?

Come si sono comportati i mercati azionari americani prima e dopo le elezioni presidenziali

Le elezioni presidenziali americane non sono solo un evento “locale”, ma globale. Visto il ruolo degli Stati Uniti nello scacchiere mondiale, infatti, tutto quanto succede in quel Paese ha ripercussioni un po’ ovunque nello scenario globale. In questo articolo cerchiamo di capire, guardando alla Storia, come si sono comportati i mercati azionari americani prima e dopo le elezioni presidenziali?

Nota metodologica sui dati riportati qui di seguito

Sebbene i dati di mercato analizzati risalgano al 1928, solo 24 elezioni presidenziali sono state incluse, rendendo difficile trarre conclusioni statisticamente solide sull’impatto delle elezioni sui mercati azionari. Inoltre, concentrarsi unicamente sulle elezioni ignora altri fattori economici significativi che hanno influenzato i mercati, come la Grande Depressione del 1932, la Seconda Guerra Mondiale, la crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di COVID-19 nel 2020, eventi che hanno avuto un impatto molto più rilevante delle elezioni stesse.

Quanto riportato qui di seguito, quindi, va preso con le dovute precauzioni che derivano dalla mancanza di una forte solidità statistica.

Come si sono comportati i mercati azionari americani prima e dopo le elezioni presidenziali?

L’analisi delle serie storiche permette di valutare le reazioni dell’S&P 500 nei giorni delle elezioni presidenziali e nei giorni successivi. In media, il giorno delle elezioni il mercato registra un incremento dello 0,92%, segno di ottimismo da parte degli investitori, con un tasso di chiusura positivo nel 77% dei casi. Tuttavia, il giorno successivo le azioni tendono a calare, con un rendimento medio negativo dello 0,71%, evidenziando una correzione post-elettorale. Storicamente, i rendimenti dell’indice S&P 500 sono stati generalmente più elevati nel periodo precedente le elezioni presidenziali rispetto agli anni non elettorali. Tuttavia, dopo il giorno delle elezioni, i rendimenti del mercato azionario nei periodi di 1, 6 e 12 mesi sono stati significativamente inferiori rispetto ai periodi corrispondenti degli anni senza elezioni presidenziali.

Le elezioni Presidenziali e le recessioni

Un dato molto interessante è quello che lega il primo anno dopo le elezioni Presidenziali e la probabilità di avere una recessione economica. I presidenti americani tendono a fronteggiare condizioni economiche difficili nel primo anno del loro mandato: il 54% dei periodi di 12 mesi successivi alle elezioni coincide con una recessione ufficiale, secondo i dati del National Bureau of Economic Research. Questo tasso è molto più alto rispetto agli altri anni del mandato (29% nel secondo anno, 17% nel terzo e 25% nell’anno delle elezioni). Il mercato azionario potrebbe quindi anticipare o reagire a queste condizioni economiche incerte subito dopo le elezioni.

Quale impatto sulla volatilità dei mercati azionari?

L’analisi dei rendimenti dell’S&P 500 prima e dopo le elezioni presidenziali mostra che il mercato è generalmente più debole nei periodi precedenti le elezioni in cui il partito in carica perde, spesso a causa della maggiore incidenza di recessioni. Dopo tali elezioni, i rendimenti del mercato azionario variano. Quando il partito in carica non mantiene la Casa Bianca, si registra una maggiore volatilità prima delle elezioni e nei mesi successivi, mentre nelle rielezioni la volatilità è tendenzialmente più bassa pre-elezione e aumenta leggermente dopo.

I mercati azionari possono prevedere chi vincerà le elezioni tra Trump e Harris?

Il “Presidential Indicator” è uno strumento di previsione che analizza l’andamento dell’S&P 500 tra il 31 luglio e il 31 ottobre negli anni elettorali statunitensi. Storicamente, se l’indice cresce in questo periodo, il presidente in carica mantiene il potere nell’85% dei casi dal 1936; se invece registra un calo, il cambio di potere avviene nel 89% dei casi. Le eccezioni a questa tendenza si sono verificate nel 1968, 1980 e 1956. Basandosi sulle performance di mercato attuali, l’indicatore suggerisce una vittoria democratica. Dal 31 luglio al 31 ottobre, infatti, le quotazioni dell’S&P500 sono salite di oltre il 3%.

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