Quando uno dei due coniugi viene a mancare quello superstite matura il diritto alla legittima, ossia ad una parte di eredità. E ciò anche se nelle ultime volontà del defunto non vi fosse quella di destinare una quota dei propri beni al marito o alla moglie. Risulta pertanto interessante capire come si divide l’eredità di una casa cointestata in comunione dei beni e per quanto tempo il coniuge superstite conserva il diritto di abitazione. Ciò consente anche di valutare la percentuale del bene immobile di cui si potrà acquisire la titolarità nel momento del decesso del partner.
Secondo quanto dispone l’articolo 475 del codice civile le intenzioni testamentarie non possono in alcun modo intaccare il diritto di successione dei legittimari. A questi eredi spetta per legge sempre e comunque una percentuale dei beni che confluiscono nell’asse ereditario a prescindere dalle dichiarazioni del testatore. Inoltre il diritto alla quota di riserva o legittima non viene meno in assenza di un testamento. Ma come si divide l’eredità di una casa cointestata in comunione dei beni e quale parte spetta invece agli altri eredi? E soprattutto abbiamo risposto ai Lettori che chiedevano ai nostri Esperti “Quanto si paga di successione per ereditare una casa”.
Come si divide l’eredità di una casa cointestata in comunione dei beni?
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I coniugi che scelgono la comunione dei beni diventano comproprietari degli eventuali beni di cui sono titolari. Il che equivale a dire che ciascun di essi può dirsi proprietario di una percentuale pari al 50% del patrimonio mobiliare o immobiliare. Quando si opta per il regime della comunione dei beni la contitolarità dei beni viene meno solo in caso di separazione o di decesso di uno dei due.
Al momento della morte di un coniuge, pur decadendo il regime di comunione patrimoniale, a quello superstite spetta di diritto la proprietà della metà dell’appartamento. A questo 50% si somma anche un’ulteriore quota ereditaria relativa all’altro metà del bene nella cui spartizione rientra pur sempre il coniuge superstite. E ciò perché la spartizione della restante parte dei beni del defunto avviene fra gli eredi legittimari e quindi il coniuge ha diritto di proprietà anche su quella quota. A ciò si aggiunga il diritto del coniuge superstite di abitare nella casa cointestata, che risulta come casa coniugale, fino a quando sopraggiungerà la morte.