Gli assegni familiari sono delle prestazioni economiche erogate dall’INPS a beneficio di precise categorie di beneficiari:
a) titolari di pensioni;
b) ai lavoratori dipendenti agricoli o del settore privato o dipendenti di ditte fallite o cessate o ai lavoratori che si ritrovano in altre situazioni di pagamento diretto;
c) ai domestici e somministrati; agli iscritti della Gestione Separata;
d) ai titolari di prestazioni previdenziali.
Ora, però, ci chiediamo: ma come si calcolano gli importi degli assegni familiari? Procediamo con ordine.
Cerchiamo di capire come si calcolano gli importi degli assegni familiari
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L’importo dell’assegno dipende dalla tipologia del nucleo familiare, da quanti sono i membri che lo compongono e da qual è il suo reddito complessivo.
In merito ai redditi da considerare, rientrano in questo calcolo solo quelli che risultano assoggettabili all’IRPEF. Ossia quelli che fanno da base per il suo calcolo. Tali redditi, poi, andranno presi al lordo (quindi: compresi) degli oneri deducibili, delle detrazioni d’imposta e, infine, delle ritenute erariali.
Vanno inclusi anche i redditi percepiti ed esenti da imposta. Come pure si considerano quelli soggetti di ritenuta alla fonte a titolo di imposta, o di imposta sostitutiva, se superiori a 1.032,91 euro.
Ancora, nella determinazione di tale calcolo, rientrano i redditi generati nell’anno solare che precede il primo luglio di ogni anno. E che hanno poi valore fino a tutto giugno dell’anno successivo.
Facciamo due esempi. Se gli assegni familiari vengono chiesti per il tempo ricompreso nel primo semestre dell’anno, andranno dichiarati i redditi percepiti due anni prima. Viceversa, se il tempo per il quale si chiedono gli assegni riguarda il secondo semestre, allora si dichiareranno i redditi dell’anno prima.
Cosa non deve essere ricompreso tra i redditi
Nel calcolo dei redditi vi è tutta una serie di voci che va considerata. Si tratta di quelle che hanno a riferimento:
a) al TFR, inclusi gli eventuali anticipi;
b) i trattamenti previsti per legge e a favore della famiglia;
c) gli arretrati della CIG che si riferiscono a periodi precedenti a quelli in cui si incassano gli assegni;
d) le indennità di trasferta ma per la sola parte non imponibile;
e) le indennità di accompagnamento agli invalidi civili, ai ciechi, ai minori invalidi che non possono camminare e ai pensionati di inabilità;
f) le indennità di comunicazione per i sordi e le indennità speciali per i ciechi parziali;
g) le rendite vitalizie pagate dalla stessa INPS;
h) gli assegni di mantenimento incassati dal coniuge separato legalmente e a carico di chi li percepisce e destinati al mantenimento della prole;
i) i risarcimenti legati a danni irreversibili legati a trasfusioni e vaccinazioni obbligatorie.
Come e da chi s’incassano gli assegni familiari
Il meccanismo di funzionamento è sostanzialmente semplice. È il datore di lavoro che materialmente li paga al lavoratore ma in nome e per conto dell’INPS. Il loro incasso è contestuale al momento in cui viene accreditato lo stipendio.
Invece, gli assegni familiari sono pagati dall’INPS, all’avente diritto, nei precisi casi seguenti:
a) se il richiedente è iscritto alla Gestione Separata;
b) se risulta essere già beneficiario di altre prestazioni previdenziali dell’INPS;
c) se il richiedente è un addetto ai servizi domestici;
d) se il richiedente è un ex-lavoratore di una ditta cessata o che nel frattempo è fallita;
e) un operaio agricolo alle dipendente ma solo a tempo determinato.
Ecco, dunque, spiegato, in estrema sintesi, come si calcolano gli importi degli assegni familiari. Infine, in quest’articolo presentiamo un’importante e recente sentenza UE in merito ai lavoratori extracomunitari regolarmente residenti. E che abbiano familiari a carico ma residenti nel Paese extracomunitario di provenienza.