Per andare in pensione bisogna soddisfare un requisito anagrafico e uno contributivo. Ci sono misure, come l’anticipata ordinaria o la Quota 41, che richiedono solo un requisito contributivo, indipendentemente dall’età. In questo articolo cercheremo di capire come si calcolano gli anni di contributi per poter andare in pensione. Perché non sempre 20 anni di lavoro corrispondono a 20 anni di contributi.
Cos’è il minimale contributivo e come si calcola
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L’INPS prevede l’esistenza di un minimale contributivo per l’accredito di un anno di contributi. E la retribuzione su cui si basa il calcolo dei contributi previdenziali che il datore di lavoro versa non deve mai scendere sotto una determinata soglia. Se è inferiore, di fatto, pur lavorando 12 mesi non ci si vedrà accreditare le 52 settimane di contributi per l’annualità completa.
La retribuzione minima per vedersi accreditare una settimana di contributi nel 2022 è di 210,15 euro a settimana. Una retribuzione annua di 10.928 euro. In questo caso, calcolando l’aliquota del 33%, il lavoratore dipendente verserà 3.606 euro annui per la copertura dell’intero anno. Se la retribuzione è minore non si avrà copertura per l’intero anno.
Come si calcolano gli anni di contributi per la pensione, esempi
Pur lavorando un anno intero, quindi, si rischia, con retribuzioni troppo basse, di non avere le 52 settimane di contributi necessarie alla copertura dell’anno. Se non si consulta, quindi, l’estratto conto contributivo dell’INPS si potrà essere convinti di avere un certo numero di contributi. Ma in realtà averne molti di meno. Con il rischio di arrivare ai 67 anni senza il diritto alla pensione di vecchiaia.
È il caso, per esempio, di chi svolge lavoro part time. Se la retribuzione supera quella del minimale sopra indicata, si potrà avere l’annualità completa. Ma se, ad esempio, si ha una retribuzione più bassa a fronte di un anno di lavoro i contributi accreditati possono essere anche di 9/10 mesi. In questo secondo caso per arrivare ai 20 anni di contributi minimi, sarà necessario lavorare più di 20 anni. Ed è questo il conto che i lavoratori devono farsi al momento di pianificare la pensione.
Conclusioni con qualche esempio
Prendiamo ad esempio un lavoratore part time che ha un contratto al 50% per tutto l’anno. Supponiamo che il lavoratore in questione svolga la sua attività per 4 ore al giorno tutti i giorni con una retribuzione annua di 8.000 euro. Il dipendente lavora tutto l’anno, quindi, ma non avrà contributi accreditati per un anno.
La contribuzione deve essere calcolata, però, su un minimale di retribuzione di 210,15 euro a settimana. E dividendo la retribuzione annua per questo importo si ottiene la copertura per sole 38 settimane. Invece delle 52 settimane necessarie per la copertura dell’anno intero. E l’INPS accrediterà solo 38 settimane di contributi. La persona in questione, quindi, pur avendo lavorato per 52 settimane avrà copertura contributiva solo per 38, perdendo di fatto 14 settimane di contributi ogni anno.
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