La normativa italiana va a tutelare tutta una serie di persone che rientrano nella categoria dei fragili. Tra di esse gli invalidi civili e gli inabili al lavoro. Per questi cittadini, infatti, è previsto che siano riconosciute delle prestazioni economiche che possono essere assistenziali o previdenziali. A cui si possono sommare, eventualmente, anche i sussidi previsti dal DL 4/2019: il reddito e la pensione di cittadinanza. Ma come si calcola l’importo della pensione di cittadinanza per il cittadino invalido che percepisce altre prestazioni?
Le tutele agli invalidi civili
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Come abbiamo detto gli invalidi civili possono contare sull’aiuto dello Stato, anche se quest’ultimo nella maggior parte dei casi è insufficiente per vivere. Oltre alla pensione di invalidità parziale e totale, infatti, esistono anche misure come l’assegno ordinario di invalidità che permette di continuare a lavorare. E l’indennità di accompagnamento.
A queste misure, poi, si aggiunge anche la pensione o il reddito di cittadinanza. Si tratta, sostanzialmente di misure gemelle con poche variazioni. La pensione di cittadinanza, ad esempio, spetta solo ai nuclei familiari in cui tutti i componenti abbiano compiuto i 67 anni. Ma per i componenti inabili non vi è vincolo di età.
Il sussidio per gli inabili
Se, quindi, una persona inabile o invalida vive sola può avere la pensione di cittadinanza. Sia come fonte di redditi che ad integrazione del reddito già percepito, ad esempio, con pensioni assistenziali o previdenziali. In questo secondo caso, però, l’importo della PdC è rapportato ai redditi già percepiti dall’invalido (o dal nucleo familiare se composto da più persone).
Il fatto che ha portato alla nascita di molte polemiche, però, è legato all’incremento della pensione di invalidità totale. Perché questo aumento ha portato alla diminuzione o alla decadenza del sussidio percepito.
Come si calcola l’importo della pensione di cittadinanza per gli invalidi civili
L’importo base della pensione di cittadinanza è puramente ipotetico. Ovvero spetterebbe solo a chi ha ISEE pari a zero e nessuna entrata mensile. In tutti gli altri casi l’importo base di 630 euro (da moltiplicare per il coefficiente di trasformazione) si rapporto ad ISEE e reddito.
Anche se sembra incredibile in alcuni casi gli aumenti disposti dalla sentenza 152/2020 alle pensioni di invalidità totali hanno procurato un danno agli invalidi. O almeno a quelli che percepiscono il sussidio di integrazione.
Tale aumento, infatti, rientra nel calcolo dell’ISEE e nel 2022 sorgono i primi effetti di questi aumenti. Gli ISEE degli invalidi, infatti, sono saliti e questo ha comportato in alcuni casi la riduzione delle somme percepite a titolo di RdC o PdC. In altri, invece hanno portato addirittura all’azzeramento del diritto al sussidio.
Ma la pensione di invalidità non dovrebbe essere esclusa dall’ISEE? Si, il trattamento assistenziale è escluso dall’ISEE, ma non la maggiorazione riconosciuta con l’aumento. L’importo della pensione di invalidità, infatti è sempre di 291 euro circa mensili. L’integrazione a 660 euro, però, è frutto di una maggiorazione che, in base alla normativa, rientra nell’ISEE portando effetti anche sulla pensione di cittadinanza e sul reddito di cittadinanza.
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