Agli invalidi con patologie piuttosto gravi spettano alcune prestazioni economiche. Per esempio, le pensioni di invalidità civile o di inabilità. Ma senza dubbio la prestazione principale è l’indennità di accompagnamento. Una prestazione che tutto è tranne che facile da percepire. Una procedura particolare, assoggettata a un accurato controllo da parte dei commissari ASL. Ed è la prestazione che, statisticamente, riceve maggiori reiezioni, cioè, bocciature. Ma si può intervenire sapendo cosa fare.
Come presentare ricorso se l’indennità da 525 euro al mese viene respinta all’invalido con la Legge 104
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Invalido si, ma non tanto da prendere l’assegno di accompagnamento. È questo ciò che si può dire parlando delle tante domande che vengono respinte dall’INPS, a cui resta l’ultima parola per l’accettazione delle domande. La procedura di richiesta è nota a tutti. Il medico di base che invia il certificato medico al sistema. L’invalido con la copia del certificato che va al Patronato a presentare domanda. E la commissione medica ASL che visita l’invalido pe verificare il diritto a determinate prestazioni. Sei l’invalido viene riconosciuto con il 100% di disabilità, si ha diritto alla pensione di inabilità ed ai benefici della Legge 104, con agevolazioni bollo, IVA e permessi sul lavoro per un parente. L’accompagnamento invece necessità di altro.
Come ricorrere contro una domanda di accompagnamento bocciata
L’indennità di accompagnamento viene erogata dall’INPS solo se la commissione medica accerta il bisogno di assistenza continua da parte del disabile. L’indennità è completamente scollegata dal fatto che un disabili sia riconosciuto al 100% invalido e con la Legge 104. È una cosa a parte che viene assegnata se il richiedente non è perfettamente autosufficiente nello svolgere le quotidiane cose della vita. Infatti, nel verbale rilasciato dalla commissione, l’accompagnamento è accettato se viene riportato che si tratta di invalido con totale e permanente inabilità lavorativa 100% e con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani. E si fa riferimento espresso alla legge 18 del 1980.
Motivazioni
In genere sono due le motivazioni che possono spingere l’INPS a respingere l’indennità. La prima è la carente documentazione. In questo caso occorre produrre istanza di riesame. Una cosa da sottolineare è che per nessuna ragione si deve presentare una domanda ex novo. Infatti, ripresentare domanda non fa altro che accettare la reiezione della precedente. E si perdono i mesi eventuali di indennità spettanti. Perché semmai dovesse essere concessa l’indennità con la seconda domanda, la decorrenza riguarderebbe la data di presentazione di quest’ultima istanza e non la precedente.
Se invece si contesta la decisione della commissione, “accertamento tecnico preventivo per la verifica delle condizioni dell’invalidità”. Come presentare ricorso se l’indennità è respinta in prima istanza? La risposta è semplice. Il ricorso va fatto tramite un legale ed inviato ad un Tribunale. Il tempo per ricorrere è di 5 anni dalla data di reiezione della domanda. Se il Tribunale competente da ragione al ricorrente, l’indennità spettante parte dalla data originaria, che resta quella di presentazione della prima domanda. In pratica, si ha diritto a tutti gli arretrati spettanti compresi eventuali interessi.
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