Non sempre è possibile versare contributi per 20 anni. Ma quello che bisogna sapere è che senza i contributi minimi versati il diritto alla pensione non è riconosciuto. Può capitare, quindi, che un lavoratore si avvicini alla soglia dei 67 anni senza avere diritto al trattamento pensionistico. In questo caso l’INPS, è bene sottolinearlo, non rimborsa i versamenti fatti, anche se non danno luogo ad alcuna pensione. Sono contributi “sprecati”, che vanno perduti. E sono chiamati contributi silenti.
Contributi silenti, cosa sono
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I contributi silenti, quindi, sono quei contributi che, pur essendo stati versati, non danno luogo a nessuna pensione. Contributi inutilizzati dal lavoratore che, però, l’INPS non restituisce e non permette che siano trasferiti ad altri. Perché, appunto, i contributi sono personali e non cedibili.
Come non perdere i contributi versati e assicurarsi il diritto ad una pensione? Il modo c’è, può essere costoso e, ovviamente, conviene nei casi in cui i contributi silenti siano in un buon numero. Vediamo come valorizzarli anche a ridosso dei 67 anni.
Agire per tempo è la cosa migliore
Ovviamente, se non si lavora più e non si riesce a trovare un nuovo impiego quando ci si avvicina ai 60 anni, è il caso di fare due conti. Capire quanti sono i contributi versati, capire se si è raggiunto il diritto alla pensione. Perché, se così non fosse, si ha tutto il tempo di intervenire.
Si può, infatti, decidere di versare i contributi volontari. Ma questi vanno versati nel periodo presente e per questo è necessario agire per tempo in modo da garantirsi la pensione a 67 anni. Se si devono versare 5 anni di contributi volontari, occorrono 5 anni.
Come non perdere i contributi versati e garantirsi il diritto alla pensione
Per non perdere i contributi versati, poi, si può ricorrere anche al riscatto di periodi non coperti da contribuzione. In questo caso si devono individuare esatti periodi scoperti previsti dalla legge. Ad esempio omissioni contributive, contributi non versati perché non c’era l’obbligo o, ancora, maternità fuori del rapporto di lavoro. Ma anche riscatto della laurea, del corso da infermiere professionale, di periodi lavorati all’estero.
In questi casi l’onere può essere sostenuto anche tutto in una volta (ma può essere pagato anche a rate). Ovviamente il lavoratore potrebbe non potersi permettere si pagare l’onere da riscatto, ma in questi casi ci sono banche disposte anche a erogare un prestito per il pagamento all’INPS. Ma a garanzia del prestito riconosciuto ci sarà la futura pensione dalla quale tratterranno una quota ogni mese per il piano di rientro.
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