Come limitare i danni dei soldi fermi sul conto corrente con piccole strategie che non fanno diminuire il capitale

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I soldi fermi sul conto corrente sono soggetti ad una diminuzione e perdita di valore. Questo perché l’inflazione e le spese di gestione erodono il capitale. Come limitare i danni dei soldi fermi sul conto corrente con piccole strategie che non fanno diminuire il capitale? È possibile mettere in atto alcuni accorgimenti e non perdere i soldi conservati con sacrifici. Analizziamo cosa fare.

Come limitare i danni dei soldi fermi sul conto corrente con piccole strategie che non fanno diminuire il capitale

I conti correnti bancari e postali sono considerati da molti contribuenti come una salvadanaio. Utilizzati per conservare denaro senza investire, ma il conto corrente è gravato di spese. Infatti, bisogna fare attenzione alla somma giusta da tenere sul conto corrente bancario o postale per evitare rischi e risparmiare spese e commissioni.

I risparmiatori potrebbero sottoscrivere un conto deposito che offre un approdo sicuro. Oppure, considerare la possibilità di sottoscrivere un fondo pensione che permette nel tempo di ottenere una pensione integrativa.

Se si decide di tenere i soldi fermi per molto tempo sul conto corrente, questa potrebbe essere una soluzione.

Fondi pensione una possibilità di investimento nel tempo

I fondi pensione possono essere una valida opportunità di finanziamento per investire il proprio capitale fermo sul conto corrente.

Esistono vari tipi di fondi pensione e permettono nel tempo di accumulare soldi per il futuro. Questa forma di investimento è poco considerata. Ma ha una rilevanza significativa nella situazione di crisi economica che imperversa in Italia. Secondo studi, gli italiani si affacciano all’idea di un fondo pensione verso i 50 anni di età.

Purtroppo, già è tardi, perché il fondo pensione integrativa, ha un valore consistente se sottoscritto per tempo. Inoltre, da considerare che il fondo pensione permette l’uscita dal lavoro a 62 anni o se disoccupato a 57 anni (RITA).

Si considera un anticipo di cinque o dieci anni dall’età pensionabile (attualmente di 67 anni).

Bisogna anche considerare i vantaggi fiscali che sono innumerevoli.

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