Con l’inflazione alle stelle, tenere soldi fermi sul conto è divenuto semplicemente un lusso. Il deposito di 100 euro su un conto infruttifero il 1° gennaio 2022, a dicembre varrà 95 o peggio ancora 94. Se spostiamo l’orizzonte al 31 dicembre 2023, il valore dovrebbe portarsi intorno a 90-91. Ovviamente il riferimento è al potere d’acquisto e non al valore nominale, che sulla carta resta immutato. Solo sulla carta, appunto.
Se poi a queste perdite aggiungiamo anche tutti i costi del deposito in conto (bancario o postale), il danno è ancora più ingente. Vediamo allora come investire 25.000 euro invece di tenerli fermi in banca o alle Poste.
Investire i soldi con successo invece di tenerli fermi sul conto
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Per ovviare a questi inconvenienti la strada obbligata passa per l’investimento. Con una sana pianificazione finanziaria, i risultati sul lungo periodo potrebbero essere soddisfacenti. Molto dipenderà dalla combinazione di questi elementi:
- il tempo del nostro investimento;
- la quota di strumenti a rischio o a reddito fisso che compongono il portafoglio complessivo;
- la diversificazione degli asset;
- la politica di gestione dei risultati di periodo, ossia cedole e/o dividendi. Vengono incassati o reinvestiti?;
- i costi dei prodotti scelti. Sul lungo periodo, anche i decimali risparmiati o pagati all’intermediario fanno tanta differenza.
Come investire 25.000 euro invece di tenerli fermi in banca o alle Poste o sottoscrivere un fondo comune d’investimento
Per coniugare al meglio i 5 elementi, una buona strategia potrebbe essere quella di ricorrere agli ETF. Una soluzione impostata su questi strumenti potrebbe coniugare al meglio tutte le esigenze di un risparmiatore mediamente evoluto.
Per ottimizzare la scelta si potrebbe puntare a due soli prodotti, uno per la componente azionaria e uno per quella obbligazionaria. Nel primo caso l’ideale sarebbe scegliere l’azionario globale, l’MSCI World per intenderci. Nel secondo andrebbe bene anche un ETF in obbligazioni di aziende europee su tutte le scadenze (breve, medio e lungo termine).
In tal modo avremmo in portafoglio tante obbligazioni e tante azioni racchiuse in due soli strumenti. I pesi, e quindi i soldi da investire sulle due anime del portafoglio, varierebbero in base al proprio profilo di rischio. Ad esempio 15% (quindi 3.750 euro) sull’ETF azionario e il resto (l’85%, 21.250 euro) su quello obbligazionario, e così via.
In merito alla scelta dell’ETF tra quelli presenti sul mercato, valgono sempre alcune buone regole. Ossia sceglierli in base alla storicità e alla massa gestita del fondo, la valuta di riferimento e i costi annui. Altrettanto importanti sono anche il tipo di replica del fondo (fisica o sintetica), la politica di gestione dei risultati di periodo.
In merito ai fondi comuni d’investimento
Infine una doverosa osservazione in merito ai fondi comuni d’investimento. Non abbiamo nessuna preclusione di sorta verso lo strumento, che coniuga a meraviglia i primi 4 elementi di cui sopra. Purtroppo peccano in termini di costi, che a detta degli esperti non sono proprio economici.
Tuttavia, anche la competenza degli addetti ai lavori deve essere retribuita. Così come non ci si improvvisa esperti di ETF da un giorno a un altro.
Come per tanti altri ambiti della vita, non resta che scegliere il proprio, giusto compromesso. Ossia tra l’affidarsi a chi di mestiere e pagare il dovuto o formarsi il più possibile per provare a limare i costi. E quindi guadagnare anche sulle (potenziali) mancate spese.
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