Da più parti da mesi si discute di cosa possa influire o meno sul coronavirus. La bassa umidità e i raggi solari distruggono il virus. E’ quanto sostiene il “Rospotrebnadzor”, vale a dire l’Autorità per la Salute russa. Il bollettino diramato, di recente, sembra quindi affermare che anche il coronavirus, in presenza di raggi solari superiori ai 30 gradi sopra lo zero, sarebbe destinato all’inattività. Ulteriori innalzamenti di temperatura oltre una data soglia (stimata sembra attorno ai 70 gradi) condurrebbe poi a morte certa il virus. Ma vediamo ora di capire meglio come il fattore sole influisce sui virus.
Studi italiani
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Anche eminenti voci levatesi in ambito nazionale hanno sostenuto che a “destabilizzare” la forza del virus inciderebbero i raggi del sole. In particolare: i raggi ultravioletti. Quindi non basterebbe la nostra consueta calura estiva per debellare il virus, quanto la forza dei raggi UVB. Il distinguo non è di poco conto. Per cui solo la potenza dell’irradiazione solare potrebbe davvero fare la differenza.
Condotte salutistiche
Incrociando questi dati con i consigli diramati ad uso e consumo delle persone, una conclusione si origina spontanea. Fare delle passeggiate al sole con gli opportuni presidi sanitari di protezione, come mascherine e disinfettanti, non potrà che rivelarsi di beneficio anche per il potenziamento del nostro sistema immunitario. Come si sa, la vitamina D si attiva con l’esposizione ai raggi del sole.
Come il fattore sole influisce sui virus
Tirando le somme, la maggiore forza dei raggi solari nel periodo estivo, unita ad una maggiore esposizione delle persone al sole, non potrà che tradursi in benefici effetti per l’organismo. Infatti quando la nostra pelle è esposta ai raggi ultravioletti B (UVB) emessi dal sole si produce la vitamina D . E un organismo messo nelle migliori condizioni di difendersi, sarà di certo una valida barriera antivirus in vista della prossima stagione autunnale.