Il conto corrente è lo strumento che quasi tutti noi utilizziamo per la gestione del denaro.
Poniamo attenzione al saldo, alle spese, ma è bene focalizzare l’attenzione su come evitare che parte dei nostri denari vengano forzosamente prelevati dal conto.
Può accadere infatti che si abbiano dei debiti andati nel dimenticatoio o che non possiamo onorare. Il creditore in questi casi, se autorizzato dal Tribunale, può procedere al pignoramento.
Come evitare il pignoramento del conto corrente anche con un saldo superiore ai 1.404,30 euro e quando l’Agenzia delle Entrate può bloccare direttamente il denaro
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I soldi sono bloccati attraverso una intimazione del giudice alla banca che custodisce il denaro. Questa non potrà consentire che il correntista prelevi somme prima che il creditore non sia soddisfatto.
Se al momento del pignoramento il conto corrente dovesse risultare vuoto ogni somma successivamente versata verrebbe pignorata.
La prima cosa da considerare è che il conto corrente del debitore può essere pignorato al 100% solo quando non vengano depositati redditi da lavoro dipendente o pensioni.
Non ci sono conti che possano sfuggire al pignoramento. Qualsiasi deposito può essere oggetto del provvedimento, anche conti esteri e carte di pagamento se riconducibili al debitore.
Ci sono differenze invece per quanto riguarda conti cointestati.
Questi sono bloccati solo per la quota afferente al debitore. Dunque se il conto è intestato a due persone la quota resa indisponibile sarà del 50%.
Cosa succede se il creditore è l’Agenzia delle Entrate o lo Stato
Nel caso i debiti siano nei confronti dello Stato o dell’Agenzia delle Entrate il conto corrente singolo verrà direttamente pignorato. Se si trattasse di conto corrente cointestato invece sarebbe necessario l’intervento del Tribunale con una citazione in giudizio. Nel primo caso non è necessario rivolgersi al giudice perché le cartelle esattoriali sono già titoli esecutivi.
Abbiamo visto come può muoversi il creditore, ora vedremo come evitare il pignoramento del denaro con alcune accortezze completamente legali.
L’apertura di credito è uno strumento con il quale la banca si impegna a tenere a disposizione del cliente una certa somma di denaro. Sottoscrivendo questo contratto e prelevando il denaro al limite della somma messa a disposizione, si potrebbe evitare il pignoramento. Naturalmente questa operazione ha un costo che dovrebbe essere minore del debito a monte del pignoramento affinché ci sia una convenienza. Bisogna dire però che se arrivasse l’intimazione alla banca, anche il fido verrebbe bloccato. Non si potrebbe più operare ma non ci sarebbe prelievo forzoso.
Nel caso di soggetti privati
Per i soggetti privati la soluzione migliore è quella di cointestare il conto con un familiare e far accreditare soltanto stipendio o pensione. Come detto poc’anzi la cointestazione consente di salvare le quote afferenti ai familiari non debitori mantenendole disponibili. Se il saldo supererà i 1.404,30 euro soltanto una quota della parte eccedente questo importo potrebbe essere pignorata. Spieghiamo meglio.
Facendo confluire sul conto soltanto lo stipendio o la pensione la giacenza può essere pignorata soltanto per la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. L’assegno sociale 2022 ammonta a 468,10 euro. Per cui il triplo sarà di 1.404,30 euro. Se il conto corrente dovesse presentare un saldo inferiore a questo importo non si potrà procedere con il pignoramento. Se il saldo è superiore, si pignora la differenza. Ecco un esempio. Se il conto presenta un saldo pari a 3.500 euro, potrà essere pignorato un importo fino a 2.095,70, cioè la differenza tra 3.500 e 1.404,30.
Si potrebbe dire dunque: debitore avvisato mezzo salvato.
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